A margine delle elezioni che si sono tenute domenica 4 marzo, il panorama politico italiano appare oggi letteralmente sconvolto: i partiti antisistema (definiti dai più come “populisti”) hanno fatto il pieno di voti, mentre le forze più europeiste e moderate sono state messe all’angolo.
In tutto ciò, a pesare ulteriormente v’è il fattore ingovernabilità: ad oggi, infatti, nessuno ha i numeri per formare una maggioranza di governo, e anche gli accordi che potrebbero esser fatti per raggiungerli sembrano sempre più lontani (tanto più a margine della chiusura mostrata da Renzi, che si è detto non disposto a trattare con chi, fino a ieri, ha mosso pesanti accuse nei confronti del Partito Democratico).
Ebbene, in tutto ciò la finanza sta ancora tenendo botta. A parte una caduta di 2 punti percentuali di Piazza Affari e un lieve rialzo dello spread Btp-Bund, per il momento i mercati sembrano non aver dato segnali di preoccupazione, ma tutto potrebbe ancora accadere. L’esito del voto, che ha sancito la vittoria del Movimento 5 Stelle e della coalizione di centrodestra a trazione leghista, è infatti finito sotto la lente di ingrandimento di Moody’s.
L’agenzia di rating, alla luce della difficoltà di formare una maggioranza di governo, ha espresso preoccupazione. Tanto più alla luce del fatto che l’Italia è un paese ancora pieno di problemi economici, fiscali e sistemici. “Il risultato frammentato – ha precisato Moody’s – farà sì che servirà parecchio tempo prima di riuscire a definire una maggioranza. L’esatta composizione del prossimo governo e le politiche economiche – ha aggiunto – saranno poi cruciali per determinare la direzione del profilo del credito dell’Italia”.
I timori sono per lo più legati al fatto che “un’abrogazione delle riforme strutturali avviate dai precedenti governi, come quelle sul lavoro e sulle pensioni”, possano avere “un impatto negativo sul credito”.