Primavera “in palestra” E’ possibile uscire dai contratti?

La primavera è alle porte. Ed è proprio in questo periodo che molti decidono di rimettersi in forma iscrivendosi in palestra, in previsione della prova costume o per prepararsi allo sport outdoor. Ma qual è quella che corrisponde veramente alle nostre esigenze e soprattutto quale contratto ci conviene sottoscrivere? E a cosa ci obblighiamo con la firma del contratto?

Spesso i clienti si rivolgono ad una palestra per rimettersi in forma in vista dell’estate, senza pensare che stanno per sottoscrivere un abbonamento che li legherà, il più delle volte, anche per un periodo successivo all’estate. I contratti di abbonamento alle palestre sono contratti per adesione che andrebbero letti attentamente e che ci obbligano al pagamento di una certa quota, per un periodo di tempo prestabilito (dai tre mesi fino anche ad arrivare ai due anni).

Il Centro Tutela Consumatori utenti riceve costantemente segnalazioni e richieste di informazione da parte i fruitori di palestre, in particolare per tre fattispecie: in relazione al diritto di recesso, alla sospensione dell’abbonamento in caso di malattia o infortunio e ai contratti di finanziamento ad esso collegati.

In genere, dal contratto di abbonamento stipulato all’interno della palestra o negli uffici della palestra non è possibile recedere, a meno che non sia espressamente previsto, magari dietro pagamento di una penale.

I contratti di lunga durata vengono spesso proposti con contestuale sottoscrizione di un contratto di finanziamento. E in questo caso bisogna prestare ulteriore attenzione, in quanto ai consulenti del CTCU capita spesso di dover assistere clienti a cui il finanziamento viene negato e che vengono costretti, dietro minaccia di ricorrere alle vie legali, ad adempiere al contratto, saldando l’intero l’importo immediatamente (anche oltre i 1.000 euro): questo perché all’interno del contratto è chiaramente esplicitato che qualora il finanziamento non andasse a buon fine, chi firma deve il pagamento dell’abbonamento in un’unica soluzione.

Ricordiamo inoltre, che, se durante l’anno decidete di non frequentare più la palestra, di norma non è previsto alcun rimborso delle rate residue o dell’importo relativo ai mesi non usufruiti. E in linea di massima è consuetudine delle palestre, non restituire gli importi neppure se l’impedimento a frequentarle è legato ad una malattia o ad un infortunio, a meno che, anche in questo caso, le clausole contrattuali non prevedano altrimenti.

Il CTCU, per un caso analogo, qualche anno fa, ha portato davanti al Giudice una Società importante con filiali in Alto Adige, che prevedeva nei propri contratti, nel caso di recesso e mancato utilizzo della prestazione, il pieno pagamento dell’intera cifra stabilita. La giudice, accogliendo le tesi del CTCU stabilì che le clausole in questione fossero vessatorie e che quindi andassero tolte dal contratto. Ma la vessatorietà va – purtroppo – stabilita clausola per clausola, e non ha valenza generale. Se avete dei dubbi sulla correttezza delle clausole da voi sottoscritte, potete mandercene copia a info@centroconsumatori.it; sottoporremmo le clausole alle autorità competenti per una valutazione. I nostri consulenti sono a disposizione per maggiori informazioni a riguardo.

Per tutti gli ulteriori consigli relativi alla scelta di una palestra, e capire qual è quella che corrisponde alle nostre esigenze vi rimandiamo al nostro “Vademecum per palestre”, da scaricare sul nostro sito https://www.consumer.bz.it/it/vademecum-palestre e a disposizione presso la nostra sede e le nostre filiali e presso lo Sportello mobile del consumatore.

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