Chiunque faccia spesa si sarà accorto del fatto che i cibi light e bio sono soliti costare di più rispetto a quelli industriali (che i consumatori sono soliti definire anche “normali”). Nonostante questo, però, il mercato dei cibi di qualità cresce sempre di più, tanto è vero che tutte le statistiche rilevano un’impennata non solo nella produzione, ma anche nell’acquisto di prodotti biologici, light, senza lievito o lattosio.
Il fatto è che i consumatori hanno cominciato a guardare con maggiore attenzione all’etichetta apposta sui prodotti e ad informarsi costantemente circa i rischi e i benefici connessi a un determinato stile di vita alimentare. In questo contesto appare quindi inevitabile che vi sia una crescita dei cibi di qualità e una retromarcia di quelli meno sani, ossia ricchi di olio di palma, grassi idrogenati, zuccheri e calorie.
Ma esattamente, quanto costano di più i cibi bio rispetto a quelli “normali”? Secondo un’indagine Federconsumatori, gli alimenti bio, light, e privi di lievito e lattosio, costano all’incirca un 47,2% in più rispetto ai prodotti classici. In particolare, la categoria light, che comprende prodotti che hanno un 30% in meno di valore energetico rispetto a quelli normali, vanta prezzi più alti nei casi specifici dei wurstel, delle patatine fritte e dei biscotti.
Il comparto senza lattosio, invece, porta a un aumento dei prezzi di panna da cucina, latte e yogurt rispettivamente del 59%, 39% e 32%. Ma è sul biologico che i prezzi spiccano il volo: la polpa di pomodoro bio costa il 116% in più, la farina il 96% in più e gli spaghetti l’87% in più. I prodotti senza lievito, invece, registrano sovrapprezzi anche del 141%.
Risulta dunque evidente che molte persone gradirebbero anche abbracciare un’alimentazione più sana e di maggior qualità, ma per via dei forti rincari questa possibilità gli viene di fatto preclusa. Ecco perché, purtroppo, si è soliti dire che i cibi di qualità sono appannaggio dei benestanti: perché costano!