La Banca d’Italia non ha buone considerazioni da fare nei confronti delle criptovalute, anzi, la sua percezione di questo fenomeno che da qualche anno a questa parte ha preso il sopravvento è a dir poco negativa. Nel Rapporto sulla stabilità finanziaria, vale a dire il rapporto che la Banca d’Italia pubblica periodicamente per fare il punto sul settore finanziario italiano, si esprime molto chiaramente a questo proposito: quello delle criptovalute viene visto come un fenomeno capace di dar vita a una vera e propria bolla speculativa.
In particolare, gli analisti di Palazzo Koch hanno rilevato che la continua diffusione di queste monete digitali potrebbe rappresentare un problema per la stabilità finanziaria, tanto più se si considera il fatto che il settore e-currency è cresciuto parecchio negli ultimi anni. A inizio 2018, per esempio, il mercato delle criptovalute valeva la bellezza di 660 miliardi di euro, tanto che anche in Italia hanno iniziato a venir fuori diverse piattaforme online che danno appunto la possibilità di acquistare e vendere moneta virtuale.
Ciò che la Banca d’Italia contesta, tra le altre cose, è anche il fatto che le criptovalute non vengono quasi mai utilizzate come avrebbero dovuto, ovvero come mezzi di pagamento. Dopotutto la realtà è sotto gli occhi di tutti, e ci dice molto candidamente che le criptomonete sono divenute, più che un metodo di pagamento, una vera e propria forma di investimento. Un investimento peraltro proiettato alla speculazione, più che al risparmio sul lungo termine: l’estrema volatilità dei prezzi, infatti, non renderebbe conveniente nemmeno un investimento in criptomonete proiettato sul lungo termine.
Insomma, chi usa Bitcoin, Ethereum, Ripple e quant’altro è, nella stragrande maggioranza dei casi, un investitore o un trader che ambisce al guadagno nel breve periodo.