Tre pecore di nome Verde, Bianca e Rossa simbolo della protesta di Roma
La mobilitazione continua contro un “cartello” di industrie casearie che sta costringendo alla chiusura 12 mila allevamenti di pecore in Sardegna, dove si produce circa il 97% del pecorino romano Dop. E’ quanto fa sapere la Coldiretti in occasione della manifestazione davanti a Piazza Montecitorio a Roma dove i pastori sardi, con il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, hanno denunciato alle Istituzioni nazionali la tragedia del latte di pecora, portando nella capitale tre pecore di nome Verde, Bianca e Rossa per evidenziare una emergenza che è nazionale. Alla mobilitazione davanti a Montecitorio sono intervenuti numerosi parlamentari di tutte le forze politiche e rappresentanti delle istituzioni regionali. In una regione in cui il 70% del territorio è destinato al pascolo – rileva la Coldiretti – il latte ovino sardo viene infatti pagato ad un prezzo inferiore ai 60 centesimi al litro, molto al di sotto dei costi di produzione sostenuti dagli allevatori che sono costretti a lavorare in perdita. E’ a rischio – puntualizza la Coldiretti – un settore di eccellenza del made in Italy agroalimentare, che con la pastorizia garantisce presidio socio-economico e ambientale dei nostri territori. Il comportamento delle industrie alimentari – prosegue la Coldiretti – offende la dignità dei pastori sardi ed è contro le norme sulla concorrenza. Non sono veri imprenditori quegli industriali che scaricano i costi della loro incapacità di vendere il pecorino sull’anello più debole, i pastori.
Di fronte a questa situazione la Coldiretti, che continua la mobilitazione sino alla risoluzione dei problemi, metterà in campo tutte le azioni utili per garantire un prezzo equo ai pastori, comprese le necessarie iniziative giudiziarie per assicurare la corretta applicazione delle norme sulle relazioni commerciali – anche su specifico mandato degli allevatori – e assicurare la piena legalità del funzionamento del mercato del latte. Tutto ciò come previsto dalla vigente disciplina che impone il pagamento di prezzi non inferiori ai costi medi di produzione. La Coldiretti, inoltre, chiede il commissariamento del Consorzio del pecorino romano che in questi anni non ha tutelato i produttori di latte ovino e la DOP, prevedendo l’assegnazione dell’incarico di Commissario ad un magistrato esperto di antimafia.
Nello specifico – precisa la Coldiretti – è necessario:
• revisionare il Piano di Programmazione del Pecorino Romano al fine di garantire una corretta gestione della produzione e intervenire sull’aumento delle sanzioni per i produttori che non rispettano le quote produttive
• assicurare la necessaria rappresentatività degli allevatori all’interno del Consorzio, ristabilendo equilibrio tra i diversi operatori della filiera
• assegnare agli allevatori il numero delle forme di pecorino romano da produrre secondo il Piano di Produzione
• vietare la possibilità di entrare nel Consiglio di Amministrazione del Consorzio a chi produce similari in Italia o all’estero.
• garantire controlli massicci sulle produzioni di pecorino romano destinato alla grattugia, per assicurare la trasparenza del mercato e il rispetto del disciplinare del Pecorino Romano Dop.
Occorrono inoltre – segnala la Coldiretti – un’operazione di trasparenza su tutta la filiera con il contributo di Ismea, attraverso la costituzione di un Osservatorio Nazionale sui prezzi del latte e delle produzioni casearie ovicaprine e la desecretazione sui flussi di importazione di latte e caseari, con il coinvolgimento del Ministero della Salute e l’Agenzia delle Dogane
Infine, per la Coldiretti è necessario l’avvio di piani per la diversificazione produttiva e la promozione della qualità di tutti i formaggi ovini – anche al fine di ridurre l’incidenza del prezzo del Pecorino Romano sul prezzo del latte – e di investimenti per la destagionalizzazione della produzione di latte.
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