Il Fisco torna ad affiliare le lame contro i lavoratori autonomi, ritenuti grandi evasori fiscali, in particolar modo sul fronte Irpef. Quella dell’evasione fiscale è una questione che l’Italia si trascina dietro da moltissimi anni, e anche stavolta il governo ritiene che la figura-tipo dell’evasore fiscale sia quella del lavoratore autonomo.
Se i dipendenti infatti possono evadere molte tasse, ma non scamparla sull’Irpef, i lavoratori autonomi invece sull’Irpef possono riuscire ad intervenire, ed è questo che il governo intende evitare, ossia che i liberi professionisti, le ditte individuali e le società riescano ad avere margini di manovra per alleggerire l’imposta sul reddito. Insomma, se ci sono da aggredire 190 miliardi di euro di evasione fiscale (stima fatta da uno studio di Tax Research LLP), è ancora una volta dai lavoratori autonomi che si intende partire.
Negli ultimi tempi, più di duemila contribuenti sono finiti sotto la lente di ingrandimento della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate. Il motivo? I loro “comportamenti fiscali” in materia di Irpef. Nel meandro dei lavoratori autonomi si stima che l’Irpef raggiunga tassi di evasione del 68,2%, per un controvalore in termini assoluti di 33,2 miliardi di euro. Il tutto, contro un gap medio che per le entrate tributarie, Tasi a parte, raggiunge il 21,7%. In parole povere significa che su 97,6 miliardi di imposte evase, quasi un terzo riguardi l’Irpef dei lavoratori autonomi.
A tal proposito, il Sole24Ore scrive: “Le Fiamme Gialle, servendosi dell’incrocio dei dati presenti nell’anagrafe tributaria, hanno posto sotto controllo professionisti e artisti che nei periodi compresi tra il 2014 e il 2017 hanno omesso la presentazione della dichiarazione dei redditi pur avendo incassato, nelle stesse annualità, compensi superiori ai 50mila euro. Tali compensi – si legge – secondo la normativa vigente devono subire una ritenuta d’acconto Irpef da indicare e comunicare al Fisco mediante Certificazione Unica (Cu) e modello 770 dei sostituti di imposta”.