La Commissione europea vuole appellarsi alla Corte di Giustizia contro la sentenza del Tribunale UE il quale, il 19 marzo, aveva annullato quanto stabilito dall’antitrust in merito a Banca Tercas, ossia la bocciatura degli aiuti di Stato tramite il Fondo Interbancario (Fitd), considerati illegali. Ciò avvenne tra il 2014 ed il 2015.
La questione adesso condiziona inevitabilmente la questione Carige: senza il Fondo Interbancario, lo Stato italiano non può intervenire nell’aumento di capitale. L’unica strada possibile è lo Schema Volontario del Fitd, intervenuto a novembre con la sottoscrizione di 320 milioni di euro a Carige, ed ora disposto al salvataggio con la conversione in azioni. Lo Schema è però complesso e diversi banchieri si sono già tirati indietro.
La storica sentenza del 19 marzo sui salvataggi bancari aveva dato ragione all’Italia e torto sia all’Antitrust e alla Commissione europea. Contrariamente da quanto sostenuto da Bruxelles, per i giudici era lecito utilizzare il Fitd per coprire l’aumento di capitale della Banca Tercas.
Quando nel 2014-2015 la DgComp (antitrust europeo) aveva bocciato i 265 versati dal Fitb alla banca, vennero di fatto bloccati gli altri interventi di salvataggio a favore di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara, CariChieti. Per risolvere la questione, l’allora governo Renzi azzerò il capitale e le obbligazioni subordinate, causando però danni immani ai risparmiatori.
La bocciatura da parte dell’antitrust europeo era giustificata dal fatto che il mandato pubblico del Fondo Interbancario era attribuibile allo Stato. Invece, i giudici europei hanno stabilito che la decisione è privata e quindi del tutto lecita; quindi, il Fitd è libero di coprire l’aumento di capitale, senza maggiorazione dei costi.
Quanto deciso dalla Corte di Giustizia europea ha spinto la Popolare di Bari (che acquisì la Tercas) a fare causa alla Commissione europea sulla restituzione dei 265 milioni di euro versati dal Fondo Interbancario.