Mario Draghi, presidente della BCE, ha affermato che saranno necessari nuovi stimoli se l’economia non riprenderà a crescere velocemente nel breve termine. Tali dichiarazioni non sono piaciuti a Donald Trump, che ha risposto in modo stizzito in un tweet. “L’economia deve riavviarsi. In assenza di miglioramenti, ulteriori stimoli sono fondamentali. Taglieremo i tassi d’interesse se necessario”.
La possibilità che il quantitative easing venga riproposto dalla Banca centrale europea ha provocato il rialzo dei mercati azionari e la diminuzione dell’euro nei confronti del dollaro.
Il presidente degli Stati Uniti ha rabbiosamente affermato che le dichiarazioni di Draghi sono un ulteriore sforzo per aumentare le esportazioni europee indebolendo la valuta. “Un’euro più debole offre all’UE la possibilità di competere più facilmente con gli Stati Uniti”, ha commentato polemicamente Trump. In effetti, dopo le dichiarazioni di Draghi, l’euro è stato scambiato a 1,117 dollari, mentre prima a 1,1241 dollari. Inoltre, il principale indice azionario tedesco è cresciuto del 2%.
Le riduzioni tariffarie e gli stimoli monetari mirano ad allentare il credito per imprese e consumatori e allo stesso tempo possono ridurre il tasso di cambio della valuta. Dal momento che le misure di stimolo sono in grado di fare entrambe le cose, la questione di un dibattito su quanta intenzione ci fosse di abbassare la valuta sarebbe lecitamente logica. Un euro più debole potrebbe offrire agli esportatori europei un vantaggio di prezzo rispetto alle imprese degli Stati Uniti.
La posizione di stimolo assunta dalla BCE è sulla falsariga di quella della Federal Reserve degli Stati Uniti. Jay Powell, presidente della FED, ha recentemente dichiarato che risponderà se la guerra commerciale tra USA e Cina minaccerà l’economia americana. Quindi, è molto probabile che la banca taglierà i tassi d’interesse entro la fine dell’anno.