Comincia a prendere forma il nuovo governo M5S-PD, ripartendo dal punto in cui si era fermato quello precedente: accorpamento di Tasi e Imu, rafforzamento del fisco telematico, nella fattispecie la fatturazione elettronica, dichiarazioni precompilate e corrispettivi, e tassazione delle imprese che operano online. Considerando che sono punti che trovano d’accordo entrambi i partiti, verranno sicuramente certificati in via definitiva nel corso dell’accordo politico di legislatura.
La fusione di Imu e Tasi era stata caldamente avanzata da Alberto Gusmeroli, vicepresidente della commissione finanze della Camera. La proposta, già presente in Commissione, trova d’accordo tutti i membri e, sicuramente, prenderà forma nelle prossime settimane.
Prima della pausa estiva, aveva preso forma l’accordo con le società che gestiscono le carte di credito di abbassare i costi che gravano sugli esercenti quando i clienti pagano piccoli importi utilizzando bancomat e, appunto, carte di credito. Quindi, PD e M5S hanno un altro punto in comune: digitalizzazione del fisco e tracciamento dei pagamenti effettuati elettronicamente per contrastare ancora di più l’evasione.
Insomma, il nuovo governo giallo-rosso continuerà sulla strada intrapresa dai precedenti, magari perfezionandola ed implementandola laddove ce ne sia bisogno, come nel caso dei corrispettivi telematici, dei registratori di cassa “intelligenti”, la famosa lotteria degli scontrini e le dichiarazioni precompilate.
Per quanto riguarda il controverso tema della tassazione digitale, il governo dimissionario aveva inserito nella legge di Bilancio 2018 una web tax da applicare a quelle piattaforme digitali utilizzate per prestazioni varie. L’aliquota sarebbe dovuta essere del 3%, ma poi tutto è stato congelato in attesa che l’Ocse promulgasse regole in merito a livello internazionale.
Siccome l’argomento tassazione digitale è alquanto spinoso, e quindi difficilmente risolvibile in tempi brevi, alcune nazioni, come la Francia, hanno provveduto ad attuare la sua web tax, scatenando le ire del presidente statunitense Donald Trump. Alla luce di quanto accaduto, il nuovo governo discuterà se è il caso di seguire l’esempio della Francia e rispolvererà il progetto contenuto nella manovra finanziaria 2018.