Non è un mistero che alla maggior parte dei governatori delle banche centrali i tassi negativi piacciono pochissimo. Tra questi Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia. Durante una conferenza stampa tenutasi a Washington qualche giorno fa, ha rimarcato come il perdurare dei tassi negativi stia aumentando la cifra dei rendimenti negativi, la quale ha ormai superato quota 15 mila miliardi di dollari.
Tali preoccupazioni sono state manifestate anche dal FMI (Fondo Monetario Internazionale), che parla di una ripresa economica praticamente inesistenti, nonostante la negatività dei tassi d’interesse. Gli istituti di credito sono alle strette, alla ricerca di nuovi modi per mantenere i bilanci positivi per un periodo di tempo così lungo.
Mentre in Italia infuriano le polemiche per le dichiarazioni rilasciate da Jean Pierre Mustier, numero uno di UniCredit, nel Nord Europa la situazione si fa critica: molte banche intendono applicare tassi dello 0,50% su saldi che superano i 100.000 euro.
Poi ci sono i tassi negativi come il “Bail-In”, che potrebbero causare una diaspora dei correntisti, timorosi di eventuali applicazioni di tassazioni troppo onerose. Basti pensare che, su un conto corrente di 2.000.000 di euro, il correntista pagherebbe spese di circa 10.000 euro, sempre che il costo venga stabilito allo 0,5%.
Una mossa di enorme complessità finanziaria, ma necessaria dal punto di vista degli istituti bancari. Comunque, non tutti sono ancora d’accordo sull’applicazione dello 0,5%. Tra questi, Banca Intesa, che vuole prima osservare pro e contro di tale misura prima di prendere una decisione definitiva.
Un quadro non certamente confortante per i correntisti, che dovrebbero tenere costantemente gli occhi aperti sulle prossime mosse della propria banca. Tra tutte, la solidità della stessa, considerando i passati fallimenti che hanno gravato pesantemente sulle finanze degli investitori.