Secondo i dati rilasciati dalla Cgia, i contribuenti italiani non hanno pagato Imu-Tasi e Tari per un ammontare di 7,6 miliardi di euro. A pagare dazio per questi mancati introiti sono Comuni e società che gestiscono i rifiuti urbani ed erogano l’acqua. La cifra è emersa controllando i dati a disposizione del Ministero degli Interni, Laboratorio REF Ricerche, CRIF Ratings e Utilitatis.
Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, ha dichiarato: “Recuperare una bella fetta di questi mancati pagamenti, significherebbe per le amministrazioni locali abbassare le tasse e le tariffe. La maglia nera appartiene al Mezzogiorno, che detiene il 40% dei mancati incassi. Al Nord siano al 29%, mentre al Centro al 31%”.
L’unica buona notizia per i sindaci dei comuni è la compensazione di queste mancate entrate con le tariffe locali, resa possibile dal blocco degli aumenti dei tributi locali e il taglio dei trasferimenti allo Stato centrale.
Renato Mason, Segretario della Cgia, ha dichiarato: “Anche se gli aumenti delle tasse locali hanno subito un freno negli anni passati, i comuni sono riusciti ad aumentare le proprie entrate grazie all’incremento delle bollette dell’acqua, le rette di asili, mense e biglietti del bus. La nota positiva è che questi aumenti non appesantiscono la pressione fiscale, anche se gli italiani sono poco felici di pagare di più”.
La Legge di Bilancio in corso di approvazione modificherà il quadro generale con la “Riforma della riscossione degli enti locali”. In poche parole, le amministrazioni locali avranno la possibilità di recuperare gli introiti non versati bypassando la tempistica necessaria per l’iscrizione a ruolo del debito.