Tassare le ombre che balconi e terrazzi privati proiettano sul suolo pubblico? Per un po’ questa assurda voce si era diffusa, tant’è che alcuni affermarono che una tale tassa sarebbe stata introdotta nella legge di Bilancio. Per fortuna poi il Ministero del Tesoro smentì tutto. Purtroppo, però, alcune assurde tasse, inventate da chi ha molta fantasia, continueranno ad esistere, come quella sui gradini, sulle bandiere, sui tubi, sui funghi, sulla pesca, sulla voce, sulla memoria, sui defunti e sui debiti.
Quella dei gradini, ad esempio, riguarda le rampe che dal portone d’ingresso arrivano fino alla strada o al marciapiede, e fa parte della casistica che riguarda i tributi da pagare per l’occupazione del suolo pubblico.
Secondo il Fisco, coloro che raccolgono funghi devono un’imposta, così come gli appassionati di tartufi, che spesso vendono il prodotto. Per fortuna (se così si può dire), la Legge di Bilancio dello scorso anno ridusse l’imposta sul tartufo fresco dal 10 al 5%. Anche pesca e caccia, due attività amate da molti italiani, sono soggette ad imposte. Quest’ultima, in particolare, prevede il pagamento di una tassa per il porto d’armi e un tributo alla regione di appartenenza.
Nel 2006 venne introdotta “l’imposta del tubo”, ossia una tassa da pagare sulle condutture sotterranee adibite a distribuire la luce, l’acqua, le linee telefoniche, il gas. Ancora prima, nel 2002 venne introdotta della Regione Sicilia, che poi la trasformò in una vera e propria patrimoniale che gravava sulle spalle della società distributrice.
Infine, il Fisco non concede pietà neanche in presenza della morte. Infatti, alla tristezza della perdita di un familiare si unisce l’onere di dover pagare alcune tasse, tra cui quella sui lumini cimiteriali, sul certificato di morte, sul trasporto del feretro e, purtroppo, anche sulla dispersione delle ceneri. Il certificato di morte, ad esempio, costa circa 35 euro, somma che va elargita all’ASL territoriale competente.