Riforma delle pensioni. I sindacati hanno chiesto al governo di allargare la platea di beneficiari dell’Ape Sociale anche ai lavoratori fragili al coronavirus.
I lavoratori fragili che risultano a rischio coronavirus, potrebbero avere la possibilità di andare in pensione anticipatamente nel 2021 attraverso l’Ape Sociale. Questa una delle ipotesi venute fuori dal confronto che si è tenuto tra i sindacati e la Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo.
Dalla discussione è inoltre emerso che l’Ape Sociale e Opzione Donna verranno prorogati dall’esecutivo anche per il prossimo anno.
I sindacati insistono però sul fatto che vi è bisogno di allargare la platea dei beneficiari che possono utilizzare questa misura per andare in pensione prima. In particolar modo, si chiede l’inserimento della categoria dei lavoratori fragili a rischio coronavirus. Si tratta di tutte quelle persone che pur non disponendo di invalidità, hanno delle patologie che li rendono particolarmente esposti a contrarre il virus.
Per quanto riguarda i requisiti richiesti, non sembrano esserci grossi cambiamenti all’orizzonte. Bisognerà avere almeno 63 anni di età o a seconda dei casi specifici, almeno 36 anni di contributi versati. Oppure 41 anni per tutti i lavoratori precoci, a patto che abbiano maturato almeno un anno di contributi prima dei 19 anni.
Tutte queste ipotesi saranno studiate meglio nei prossimi giorni dall’esecutivo. Ma l’obiettivo sembra dunque quello di poter allargare la platea dell’Ape Sociale anche per i lavoratori fragili e i disoccupati che non usufruiscono della Naspi. Si pensa anche a cambiare la normativa che riguarda i contratti in espansione. L’idea è quella di poterli estendere anche alle aziende che hanno meno di mille dipendenti.
I sindacati si sono dichiarati soddisfatti delle ipotesi uscite fuori dal tavolo di concertazione con il governo. Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil ha infatti dichiarato che le risposte del governo ai temi posti sono state positive.
Non mancano però anche alcune critiche. Domenico Proietti, segretario confederale Uil ha infatti affermato che “è imbarazzante il ritardo nell’istituzione delle due commissioni volute dal governo Gentiloni nel 2017: una per separare previdenza e assistenza e l’altra per individuare le mansioni gravose e usuranti”.
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