La proposta di istituire una tassa patrimoniale è stata bocciata in Senato. Una tassa giudicata inutile anche all’interno della maggioranza di governo.
La proposta di inserire una tassa patrimoniale nella nuova Legge di Bilancio è stata bocciata alla camera con 19 sì, 6 astensioni e 462 voti contrari. Numeri che fanno chiaramente intendere come non esiste attualmente la volontà politica di tassare i redditi più alti.
L’emendamento si proponeva di creare a partire dalla data del 1 Gennaio 2021, un’imposta ordinaria sostitutiva sui grandi patrimoni con ricchezza netta ( in cui venivano dunque escluse eventuali passività legate ad esempio al pagamento di un mutuo sulla casa) superiore a cinquecentomila euro derivante da attività mobiliare e immobiliare detenute sia in Italia che all’estero.
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Una misura che fin da subito aveva scatenato l’ira delle opposizioni, con un centrodestra compatto nell’annunciare guerra al governo in caso di approvazione di questo emendamento. Ma in realtà anche all’interno della maggioranza di governo, l’idea di istituire una patrimoniale non è mai stata apprezzata.
Il Ministro degli Esteri Luigi di Maio ad esempio, ne aveva più volte ribadito l’inutilità ritenendolo un provvedimenti che avrebbe inevitabilmente colpito gran parte degli imprenditori e provocato la perdita di migliaia di posti di lavoro.
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Ma i contribuenti il prossimo anno dovranno comunque fare i conti con una pressione fiscale più alta, anche perché verrà introdotta la cosiddetta Super Imu, nata dalla fusione tra l’Imu e la Tasi. Nella nuova manovra, il governo ha stabilito che saranno i comuni a decidere se incrementare l’aliquota ordinaria fino a un massimo dell’1,14 per cento.