Quanti hanno sottoscritto i Buoni fruttiferi postali circa trent’anni fa, ai tempi delle lire, oggi si trovano ad avere da parte una bella somma di denaro.
I Buoni fruttiferi postali un tempo garantivano una rendimento davvero notevole. Oggi, nonostante rimangano l’investimento più sicuro, non danno più interessi particolarmente alti.
Il fatto che un tempo fossero una modalità di risparmio particolarmente proficua si deve all’inflazione. Un problema a due cifre che il nostro Paese si è trascinato dietro per tutta la seconda metà del secolo scorso e fino alla fine dello stesso secolo.
Perciò, chi chiedeva un prestito sul mercato doveva difendere, attraverso alti tassi d’interesse, il potere d’acquisto di chi gli prestava il suo denaro. Rientra in questo scenario, ad esempio, il caso di Poste Italiane e dei suoi Buoni fruttiferi.
Negli anni Ottanta venivano corrisposti interessi altissimi se rapportati ad oggi, ma per quel periodo erano assolutamente normali. Questo anche in relazione al fatto che il costo della vita in Italia è progressivamente diminuito – complice anche il processo di integrazione europeo – e, nel 2020, l’inflazione è stata persino negativa.
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Come per tutti le cose, anche negli investimenti non si può rimanere legati allo stesso prodotto finanziario per sempre. Sarebbe buona prassi investire il proprio denaro a seconda del rendimento dell’affare.
Questo vale anche per i Buoni. Se un tempo garantivano un’altissima rendita, oggi non è più così. Quindi, il consiglio è quello di investire i propri risparmi in questi prodotti quando i tassi d’interesse ufficiali e l’inflazione sono alti rispetto ai loro valori normali. In tale circostanza l’investimento si rende conveniente.
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Una volta acquistati a queste condizioni, conviene tenerli il più a lungo possibile, soprattutto se poi intanto l’inflazione e i tassi ritornano a scendere di nuovo.