Indagati per truffa sulla TARI tre imprenditori e due ex dipendenti Ama. La Guardia di Finanza ha eseguito un sequestro preventivo di beni per la cifra di 260.000 euro, pari all’ammontare dell’importo della tasse sui rifiuti non corrisposte e fatte annullare.
A finire in manette con l’accusa di truffa sono tre imprenditori, rappresentanti legali di altrettante aziende, e due ex dipendenti Ama. L’indagine è partita con una denuncia proprio da parte di Ama cui ha fatto seguito un’indagine che ha scoperto l’attività illecita.
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Truffa Tari: come funzionava il raggiro
Il sistema messo su dai cinque indagati sfruttava proprio la possibilità dei due dipendenti Ama di entrare nei computer dell’Azienda dei rifiuti di Roma e manomettere la documentazione relativa alle società degli altri tre coinvolti.
Nella pratica venivano modificati i dati relativi alla metratura dei locali, per avere così una tassa di importo inferiore. In più sono state presentate denunce di nuove utenze, ovviamente false.
L’inchiesta è partita perchè in Ama si sono accorti degli accessi anomali ai dati degli utenti registrati sul sistema informatizzato di gestione della Tari da parte di due dipendenti, che sono stati poi licenziati.
Grazie al raggiro portato avanti, i tre imprenditori coinvolti nella vicenda avrebbero visto annullati gli accertamenti pronti per i loro locali e evaso tasse per 260.000 euro.
Ora i cinque sono indagati a vario titolo dalla Procura di Roma per reati che comprendono la truffa, la frode informatica, l’accesso abusivo a sistema informatico o telematico, falsità materiale commessa in atti pubblici e atti privati.
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Sulla vicenda, una nota diffusa proprio dalla Guardia di Finanza di Roma sottolinea il successo dell’operazione: “L’operazione testimonia l’efficacia dell’azione svolta dalla Procura della Repubblica e dalla Guardia di Finanza di Roma contro ogni condotta finalizzata all’evasione dei tributi di qualsiasi natura, in danno dei cittadini e degli imprenditori onesti.“