Imu e Tari, in alcuni casi, possono essere corrisposte soltanto per il 50%. Questo si deve a una serie di esenzioni e agevolazioni.
Imu e Tari sono due delle imposte locali che milioni di cittadini italiani sono chiamati a corrispondere ogni anno. La prima è l’Imposta Municipale Unica, la seconda, invece, è la Tassa sui Rifiuti. Entrambe fanno parte dei tributi locali. Bisogna chiarire, però, che la prima è una imposta mentre la seconda è una tassa a tutti gli effetti.
La differenza risiede nel fatto che l’imposta è un tributo generico che i contribuenti sono chiamati a versare senza ricevere niente in cambio dalla Pubblica Amministrazione a cui è corrisposto.
La tassa, invece, non è altro che la somma che il contribuente deve pagare in favore di un servizio ricevuto. Quest’ultimo può essere di natura personale o di pubblica utilità.
L’Imu è l’imposta che si corrisponde per le proprietà immobiliari e che ha sostituito in principio l’Ici – Imposta Comunale sugli Immobili – e poi ha assorbito la Tasi – tassa sui servizi indivisibili.
La Tari, invece, è la tassa sui rifiuti che pesa sui proprietari di immobili e che ha prezzi diversi a seconda della zona di residenza, delle dimensioni del bene e della composizione del nucleo familiare.
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Usufruire di un immobile solo per pochi mesi o giorni all’anno può dare diritto al proprietario di non pagare l’Imu nella sua totalità.
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L’articolo 1 comma 747 della legge n. 160 del 2019, infatti, ha sancito il taglio del 50% dell’importo dell’Imu, per i beni dichiarati inagibili, inabitabili o non utilizzati. Se la casa è disabitata, invece, non va corrisposta la Tari.