Dopo aver eseguito tutti i controlli del caso sui titolari del Reddito di Cittadinanza lo si è revocato solo nel mese di gennaio a oltre 15 mila famiglie, contro le 20 mila di tutto il 2020.
A seguito dei controlli effettuati, nel mese di gennaio 2021 c’è stato un boom di revoche per il Reddito di Cittadinanza. Se nel 2020 sono state 20.036 in tutto, il nuovo anno ne conta già 15.225.
Tanti cittadini, infatti, percepivano il reddito o la pensione ad esso connessa, senza essere in possesso dei requisiti richiesti. Le verifiche non sono state eseguite prima perché l’erogazione del sussidio deve avvenire, come stabilito dal decreto legge che l’ha istituito – il n. 4 del 2019 – entro il mese successivo alla domanda e le caratteristiche dichiarate sono da considerarsi vere “sino a quando non intervenga comunicazione contraria da parte delle amministrazioni competenti alla verifica degli stessi”.
Le famiglie a cui è stato revocato il diritto di beneficiare del reddito o della pensione di cittadinanza rischiano molto. La pena a cui si va incontro è quella di un procedimento penale con condanna da 2 a 6 anni di reclusione. Le motivazioni a supporto sono l’aver prestato “dichiarazioni o documenti falsi”. Per questo motivo, i nuclei familiari coinvolti sono tenuti “alla restituzione di quanto indebitamente percepito”.
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Reddito di Cittadinanza, i motivi delle revoche
Nel complesso oltre 1,5 milioni di famiglie hanno beneficiato del reddito o della pensione di cittadinanza nel 2020.
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A tal proposito un avvocato che sta seguendo diversi casi di revoche ha spiegato: “Non dobbiamo pensare che si tratti solo e sempre di furbetti – spiega un avvocato che sta seguendo una decina di casi“. A sostegno di questa tesi ha portato l’esempio del requisito dei dieci anni di residenza, il cui calcolo esatto è molto complicato.