Confcommercio lancia l’allarme: a causa del Covid nel 2021 chiuderà un’attività di ristorazione e alloggio su cinque.
Secondo quanto illustrato nell’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio “Demografia d’impresa nelle città italiane”, a causa del Covid nel 2021 un’impresa di ristorazione e alloggio su cinque chiuderà – il che equivale al -24,9%. Questo dato è registrato per la prima volta nella storia economica italiana degli ultimi due decenni. Altro aspetto che emerge dalla ricerca è il calo del commercio al dettaglio del 17,1% – la perdita è ovviamente sempre legata all’emergenza sanitaria in corso.
Come si legge nel report “il Covid acuisce certe tendenze e ne modifica drammaticamente altre“. Inoltre, la perdita è stata riscontrata “nel 2021, solo nei centri storici dei 110 capoluoghi di provincia e altre 10 città di media ampiezza“.
A pagarne le spese è anche il commercio elettronico, che oggi vanta un valore di più di 30 miliardi. Nonostante il suo peso economico, riporta dei cambiamenti per via del Coronavirus. Nel corso del 2020 è stato registrato un calo del 2,6% rispetto al 2019. Il crollo dei servizi acquistati è stato pari al -46,9%.
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Un trend già in negativo e acutizzato dalla pandemia è lo spostamento dei negozi di beni tradizionali dal centro storico ai centri commerciali. Le riduzioni documentate vanno dal 27,1% per mobili e ferramenta fino al 33% per le pompe di benzina, dal 17% per l’abbigliamento al 25,3% per libri e giocattoli. I settori che hanno tenuto o che stavano crescendo continueranno ad aumentare le loro entrate, mentre quelli in crisi rischiano di scomparire per sempre dal centro della maggiori città italiane.
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Infine, è emerso che tra il 2012 e il 2020 è continuato il processo di desertificazione commerciale. Sono scomparse, infatti, oltre 77 mila imprese di commercio al dettaglio (-14%) e quasi 14 mila attività di commercio ambulante (-14,8%).