Confindustria moda dichiara una perdita di oltre 25 miliardi di euro nell’ultimo anno. Il mercato asiatico aiuta la ripresa.
La pandemia da Covid-19 che ha coinvolto tutto l’anno 2020 ha messo in ginocchio parecchi settori di cui l’Italia fornisce l’eccellenza. I settori commerciali di fascia media, quali la ristorazione non ad alto livello o il turismo di massa, sono considerati le vittime principali della crisi economica. Insospettabilmente anche il settore tessile e quello dell’alta moda hanno risentito pesantemente delle conseguenze dovute a lockdown ed alla chiusura delle frontiere.
Le cifre parlano chiaro: nel 2020 si è registrato un decremento di fatturato del 26% rispetto all’anno precedente, pari a 25,5 miliardi di euro.
Le cause possono essere attribuite a vari fattori, in primis la crisi economica che sottrae disponibilità di denaro per fare acquisti. Ma anche l’alta moda naviga in gravi difficoltà. L’haute couture si nutre da sempre di eventi in presenza, sfilate e pubbliche relazioni con l’estero, e si è trovata repentinamente menomata di strumenti promozionali. Ciò nonostante il settore dell’abbigliamento è stato quello che ha contribuito maggiormente agli incassi nel ramo commerciale italiano 2020.
Il presidente di Confindustria moda si dichiara particolarmente preoccupato dal moto discendente che si protrae anche per il 2021, anche se si intravede una riduzione del fatturato progressivamente minore negli ultimi due trimestri.
Leggi anche: Decreto Ristori Bis, raddoppiano i bonus a fondo perduto per le aziende
L’esportazione di prodotti del settore tessile è rimasto quasi illeso, grazie soprattutto al mercato asiatico, in particolare quello cinese che ha subito una deflessione solo del 6%. Secondo Intesa San Paolo sono stati premiati in particolare i prodotti tessili e di calzature confezionati ad Arezzo e Perugia, che hanno osservato un balzo di esportazioni verso la Cina, Russia e Stati Uniti.
Leggi anche: Cina, l’economia continua a crescere: sorpasso su Stati Uniti sempre più vicino
I pronostici per l’anno a venire restano comunque poco rassicuranti, come ammette lo stesso presidente di Confindustria Moda, e una ripresa effettiva si potrà avere solo in seguito ad un piano vaccinale “rapido ed efficace”.