Durante il suo discorso per la fiducia al Senato, Mario Draghi ha espresso la volontà di rinnovare l’assegno di ricollocazione per i lavoratori.
Il premier incaricato Mario Draghi, durante il suo discorso al Senato lo scorso 17 febbraio, ha annunciato di voler rinnovare l’assegno di ricollocazione per i lavoratori. Nello specifico, l’ex governatore della Bce vorrebbe proporlo con vesti e modalità differenti dal passato.
La prima volta, infatti, questa misura non fu un vero e proprio successo. Fu introdotta con il Jobs Act nel 2005 e consisteva in un assegno con un importo fino a 5 mila euro. Il lavoratore poteva farne richiesta e spendere tale somma per corsi di riqualificazione professionale.
Con la Legge di Bilancio 2021 sono state introdotte nuove categorie di cittadini beneficiari. Possono beneficiare di questo assegno anche i titolari di Naspi o Discall da almeno 4 mesi. Potranno farne richiesta anche quanti percepiscono il Reddito di Cittadinanza. Per loro la domanda è subordinata alla firma del patto per il lavoro.
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L’assegno di ricollocazione non è un vero titolo di credito dato ai lavoratori in difficoltà. La misura, infatti, non prevede alcuna erogazione diretta di denaro. La somma dell’assegno sarà corrisposta dallo Stato alle Agenzie per il Lavoro o ai Centri per l’Impiego, soltanto una volta che il disoccupato avrà siglato il contratto.
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La nuova misura, secondo Draghi, deve segnare un punto fondamentale nel rapporto tra pubblico e privato. Il Centro per l’Impiego o l’Agenzia per il Lavoro prescelte, infatti, dovranno supportare attivamente il beneficiario dell’assegno, tanto da seguirlo nella ricerca di un lavoro per 6 mesi. Nel caso in cui alla scadenza l’importo di 5 mila euro non dovesse essere stato utilizzato del tutto, l’assistenza sarà prorogata.