Lettere di richiamo dall’Unione Europea per 6 Stati che hanno imposto rigide regole sul passaggio delle frontiere. La visione europea che continua a definirsi.
La Commissione dell’Unione Europea ha inviato lettere di reclamo a 6 Stati membri tra cui Germania, Belgio, Ungheria, Finlandia, Danimarca e Svezia. La motivazione risiede in posizioni eccessivamente stringenti sul passaggio dei confini e delle frontiere tra questi Stati: “scoraggiare i viaggi ma non vietarli” sottolinea il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders.
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Certamente, la confusione non regna sovrana solo in Italia, dove le fascia tricolore italiana sembra rispecchiarsi ormai con i colori rosso, arancione e giallo. L’Unione Europea afferma, con questa reclamo per gli Stati citati, la necessità di prevedere misure omogenee e che non ostacolino il regolare passaggio delle merci tra un confine e l’altro.
“Chiediamo a sei Stati membri un approccio diverso alla frontiera, di non bloccare i camionisti perché vogliamo una libera circolazione delle merci nel nostro mercato interno”, aggiunge il commissario Reyenders.
L’evidenza che per l’Unione Europea si fa pressante una visione omogenea e coordinata sugli spostamenti, specie con l’avvento delle varianti più contagiose, si legge nel nuovo punto che è stato sottoscritto ed inserito nell’Agenda della riunione del Consiglio.
Le decisioni unilaterali di alcuni Stati membri sembrano non orientarsi rispetto ad una visione europea in tale materia, molto delicata, dato che gli spostamenti rappresentano anche il movimento del liberal-commercio oltre che una libertà individuale.
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Una prospettiva europea sugli spostamenti, che garantisca sicurezza per i suoi cittadini e facile applicabilità, si rintraccia nella possibilità di utilizzare in futuro di certificato di vaccinazione digitale, che per ora ha solo una funzione medica. Ad ogni modo nessun certificato di vaccinazione potrà dirimere il passaggio o no tra i confini per i cittadini europei, considerando che le fasce più giovani di età dovranno attendere anche qualche mese prima di vaccinarsi. Dunque la Commissione Europea ricorda soluzioni già applicate in precedenza su tale tema: ricorrere a test sierologici, tamponi e periodo di quarantena in attesa del famoso processo di “immunizzazione di gregge”. La libertà di movimento così rimane ancora una questione di Stato, anzi una scelta europea.
Lena Benedetta De Falco