I Capi dello Stato nel summit europeo hanno ribadito la necessità di accelerare per la produzione e distribuzione dei vaccini
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha imposto una linea netta e dura sulla questione della distribuzione dei vaccini, contrassegnata da ritardi, che portano a continue chiusure e nuovi morti.
La sua linea programmatica si rivela fortemente pragmatica con l’ultima proposta avanzata dal Premier: bisogna penalizzare le aziende farmaceutiche che non rispettano gli adempimenti sulle forniture. Sono troppi i ritardi, e soprattutto adesso nessuno dei 27 Paesi t si può permettere di sbagliare il colpo sui vaccini.
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Al summit europeo, Ursula Von der Leyen sottolinea che nonostante gli accordi non rispettati, specie Asterzeneca che ha ridotto il numero di vaccini in Europa favorendo Regno Unito ed Israele, l’obiettivo rimane lo stesso, anche se adesso si presenta più arduo: immunizzare 255 milioni di europei entro settembre ovvero il 70% della popolazione. Quanto detto sembra più una possibilità che una certezza, poiché sono numeri basati su vaccini confermati solo per un terzo. Ad ogni mondo il Presidente dell’Esecutivo comunitario conferma che la consegna nel secondo trimestre dovrebbe avvicinarsi a 600 milioni di dosi.
Gli unici numeri certi sono le dosi di vaccini finora distribuiti in Europa: 51,5 milioni di dosi che coprono solo l’8% degli Europei. Davanti ai rallentamenti tra produzione e distribuzione della filiera dei vaccini, i Capi di Stato di pronunciano preoccupati ed esigono, così come detto da Mario Draghi, un atteggiamento più rigido dell’Europa verso quelle aziende farmaceutiche che non rispettano i patti. Il presidente del Consiglio italiano insiste sulla questione anche per la credibilità che l’Europa deve avere nei confronti dei suoi cittadini rispetto alle promesse fatte.
Il passaporto Covid: necessaria una visione unica europea
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Infine al summit non è mancata la discussione sul passaporto Covid. Per il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nonostante alcuni dubbi ancora in merito alla libertà di movimento di ogni cittadino, la strada rimane aperta per configurare nel modo più opportuno la questione al fine di ovviare alcune “misure unilaterali” preannunciate dalla Grecia e dall’Austria. Resta comunque ancora presto per parlare di viaggi ed il tempo previsto per la creazione del Passaporto Covid è di 3 mesi.
Lena Benedetta De Falco