Un bullo, che sfruttava la comodità di WhatsApp per insultare pesantemente una ragazzina di 13 anni, è stato formalmente ammonito dal questore di Milano per il suo comportamento.
Tormentava da un anno la sua vittima, di 13 anni, sfruttando WhatsApp: ora dovrà seguire dei corsi per rendersi conto del “disvalore sociale e penale delle sue azioni”.
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La vicenda riguarda un ragazzo di 15 anni, di origine sudamericana e nazionalità italiana, che aveva deciso di prendere di mira una tredicenne, anche lei italiana ma di origine sudafricana, utilizzando WhatsApp. Il sistema del quindicenne cyberbullo consisteva nel creare gruppi in cui la vittima veniva invitata o aggiunta e poi tempestarla di insulti, qualunque genere di insulto.
La ragazzina, alla fine, dopo oltre un anno di questi attacchi ha deciso di parlare con la madre che si è quindi rivolta ai poliziotti della sezione stalking. Oltre al quindicenne è coinvolto un altro tredicenne, che però è troppo piccolo per essere perseguito in alcun modo. Con il quindicenne, invece, è scattato il cosiddetto protocollo Zeus, nato ad aprile 2018 e che andrà avanti fino al 2022 per affrontare la violenza di genere bloccando le recidive degli episodi di violenza sul nascere.
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Quello che farà ora questo giovane cyberbullo sarà seguire un percorso presso il CIPM, Centro Italiano per la promozione della mediazione, con lo scopo di far comprendere la gravità delle azioni che ha compiuto e l’eventuale rilievo penale che queste azioni possono avere. Il protocollo Zeus ha già permesso di “rieducare” un altro bullo che ha seguito i corsi del CIPM e che ha deciso ora di diventare formatore per aiutare a prevenire proprio il cyberbullismo.
Come sottolineato da Alessandra Simone, a capo della divisione anticrimine della Questura di Milano e promotrice proprio del protocollo Zeus, “è importante giocare sulla prevenzione“.