Il Cashback sta coinvolgendo sempre più italiani. Ma gli espedienti dei “furbetti” rischiano di modificare questa misura di sostegno molto diffusa.
Si è già trattato l’argomento dei “furbetti”. La tentazione tutta italiana di trarre il massimo vantaggio da una situazione con il minimo dell’investimento può essere dannosa. Chi mette in campo strategie per aggirare legalmente le regole può mettere, seppur inconsapevolmente, in condizione di svantaggio gli altri cittadini.
È quanto sta accadendo con il Cashback. Questa misura governativa è stata approvata con un investimento pubblico affatto trascurabile. Le ragioni principali che hanno indotto il Governo a tentare la strada del Cashback sono principalmente due. La lotta all’evasione e l’intento di modificare la modalità in cui i cittadini utilizzano il proprio denaro, inducendola sempre più verso l’ufficialità della transazione elettronica. Questo quanto affermato dal viceministro dell’Economia, Laura Castelli.
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Come si comportano i “furbetti” e cosa succederà
Il sistema del Cashback prevede un premio, chiamato Supercashback, per chi sale in vetta alla classifica del numero di transazioni effettuate. Il premio consiste in un bonus di 1500 euro. Il paradosso è stato compiuto per effettuare un pieno di benzina: 60 transazioni da un euro per un totale di 60 euro. Sicuramente non è l’unico caso, ma chi tenta queste furberie è facilmente rintracciabile.
Di conseguenza si sono create polemiche all’interno della maggioranza ed alcuni partiti, in particolare la Lega e FI, hanno proposto di eliminare il Cashback ed utilizzare le risorse in altro modo.
Il Ministero dell’Economia ribadisce che il Cashback non è a rischio, ma si sta provvedendo alla situazione con maggiori misure di controllo ed un monitoraggio da parte di PagoPa per identificare le transazioni poco corrette.
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La correttezza in Italia ha spesso delle declinazioni multiformi, a volte anche in contraddizione tra loro. Il senso civico degli italiani, come si sa, lascia un po’ a desiderare, e questo costringe il Governo ad adottare misure più restrittive ed a fare da educatore oltre che da amministratore del bene pubblico.