Pubblicato da poco il rapporto dell’Agenzia per la Sicurezza Alimentare Francese, Anses, sul bisfenolo S. I risultati sono allarmanti.
L’ Agenzia per la Sicurezza Alimentare Francese ha diffuso un rapporto riguardo il bisfenolo S, una sostanza chimica molto utilizzata al posto del bisfenolo A, altrimenti noto come bpa, che è stato bandito. Ma i risultati sono preoccupanti.
Leggi anche: Crisi Covid, 1.600€ a tutte le famiglie: ecco i requisiti
Il bisfenolo A, o bpa, è stato, dagli Anni ’60 e fino a non molto tempo fa, uno dei componenti principali delle plastiche utilizzate per uso alimentare, per esempio nel rivestimento interno delle lattine. Si è però scoperto che questa sostanza chimica è in grado di danneggiare la salute, agendo sul sistema endocrino. In particolare è stato scoperto che altera l’equilibrio endocrino del neonato e del feto. Appunto per questo motivo, dopo diversi studi sperimentali ed epidemiologici, l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche ha deciso di considerare il bpa in grado di danneggiare la funzione riproduttiva e agire come un interferente endocrino.
Per questo motivo, il bpa viene sempre più spesso rimpiazzato da altre materie plastiche. Uno dei suoi sostituti validi sembrava essere il bisfenolo S o bps ma il rapporto reso noto dall’Anses getta ombre fosche sull’opportunità di utilizzare il bps e non il suo progenitore il bisfenolo A. Il bps, secondo i dati a disposizione, sarebbe in realtà anche peggiore del bpa dato che, a parità di dosi, sarebbe addirittura più potente e aumenterebbe ancora di più la quantità di estrogeni circolanti nell’organismo, attivando i ricettori e aumentando così i rischi per la salute.
Questi dati potrebbero quindi far rientrare anche il bisfenolo s nella categoria degli interferenti endocrini, secondo quanto stabilito nel 2013 dall’Unione Europea. Il problema del bps si pone in particolare con i prodotti che vengono importati dagli Stati Uniti e dalla Cina, che lo utilizzano sempre più come sostituto proprio del bpa, anche per le confezioni alimentari.
Leggi anche: Lotteria degli scontrini, oggi la prima estrazione: scopri se hai vinto
Sempre nel documento Anses si suggerisce che si potrebbe utilizzare il Regolamento Reach del 2007 che permetterebbe di classificare il bps come SVHC, cioè come sostanza estremamente preoccupante in base a quanto stabilito dalle definizioni dell’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche.
Se si riuscisse a far rientrare il bisfenolo s tra le sostanze estremamente preoccupanti tutti i prodotti fabbricati al di fuori del territorio europeo dovrebbero essere accompagnati da una dichiarazione che quantifichi la presenza del bisfenolo s quando questa supera la concentrazione dello 0,1%.