Il 14 marzo si chiude la Settimana Mondiale per la Riduzione del Consumo Alimentare di Sale. In Italia i dati parlano di 9,5 grammi al giorno consumati dagli uomini e 7,2 g consumati dalle donne. Preoccupante la quantità che viene introdotta nell’organismo attraverso cibi preconfezionati.
Il prossimo 14 marzo si chiude l’annuale Settimana Mondiale per la Riduzione del Consumo Alimentare di Sale. Si tratta di un momento di riflessione promosso dalla World Action on Social and Health e sostenuto dalla Società Italiana di Nutrizione Clinica, SINU, il cui scopo è quello di sensibilizzare la popolazione mondiale e i Governi a ridurre la quantità di sale presente nei cibi.
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Il Ministero della Salute riporta dati decisamente preoccupanti per quello che riguarda il consumo di sale, anche se si è avuta una riduzione del 12% nel periodo 2018-2019 rispetto al periodo 2008-2012. Nonostante ciò, il consumo di sale in Italia è ancora superiore ai 5 grammi al giorno consigliati dall’OMS. Una riduzione del sale nei cibi è stata inserita anche nel Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025, approvato in una Intesa Stato-Regioni il 6 agosto 2020. Il Piano Nazionale prevede interventi strategici per la riduzione del consumo di questa sostanza promuovendo allo stesso tempo un’alimentazione sana per prevenire malattie croniche.
Il consumo eccessivo aumenta la pressione arteriosa e porta nel tempo ad un aumento dei rischi legati a a gravi patologie cardiovascolari e cerebrovascolari. In particolare, può aumentare il rischio di infarto del miocardio e di ictus ma ci sono evidenze scientifiche di legami anche con alcuni tumori in particolare allo stomaco non che all’osteoporosi e alle malattie dei reni.
Quello che preoccupa maggiormente non è tanto il consumo in quanto ingrediente aggiunto durante la cottura o a fine cottura ma proprio il fatto che tra il 60% e il 80% del sale che viene consumato ogni giorno non è un’aggiunta volontaria del consumatore ma una sostanza già presente in cibi più o meno raffinati, più o meno processati. Scopo della Settimana Mondiale è quindi quello di promuovere alternative valide al sale nelle preparazioni.
Il primo sistema è quello di utilizzare in quantità minori salse già pronte, per esempio il ketchup o la salsa di soia. Va inoltre ridotto il consumo di insaccati, sughi pronti, cibi in scatola, tutto ciò che è stato lungamente cotto e preparato perché più facilmente può contenere sale. Secondo l’OMS ciascun essere umano dovrebbe consumare circa 5 g di sale, ovvero 2 g di sodio al giorno.
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Per raggiungere questa quantità si possono trovare delle alternative. Per esempio si può insaporire il cibo con le spezie, il peperoncino, le erbe aromatiche, il pepe. Seconda accortezza è sciacquare bene le verdure e legumi precotti. Vanno inoltre controllate le etichette per assicurarsi della quantità di sale presente nelle ricette e cercare di ridurre in maniera cosciente l’effettiva quantità che si aggiunge nei cibi che vengono cucinati. Da ultimo occorre iniziare a non mettere a tavola né il sale né salse che possono contenerlo.