Google Chrome avrebbe continuato a raccogliere i dati degli utenti anche in modalità incognito. Il colosso a processo, chiesto un risarcimento di 5 miliardi di dollari.
Chi non ha utilizzato almeno una volta la cosiddetta modalità in incognito messa a disposizione da Google Chrome. La vera differenza rispetto all’abituale navigazione sta nel fatto che, almeno il linea teorica, non dovrebbero restare tracce delle pagine aperte o visualizzate nel browser.
Un’opportunità interessante e sfruttata da milioni di persone ogni giorno. Ma dagli Stati Uniti arriva un’accusa ben precisa contro “Big G”, ovvero “Google sa chi sono i tuoi amici, quali sono i tuoi hobby, cosa ti piace mangiare e lo viene a sapere indipendentemente dal fatto che tu abbia scelto di mantenere private le tue attività“.
Negli USA è stata presentata anche una class action da migliaia di utenti che hanno richiesto un mega risarcimento per i danni subiti di 5 miliardi di dollari. Una cifra astronomica che ha acceso i fari dei media internazionali. Va da sé che vista la complessità delle argomentazioni ci sarà bisogno di diversi mesi prima di venirne a capo.
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Il giudice ha accolto in questa prima fase il ricorso presentato dagli utenti, al fine di raccogliere i dati e analizzare a fondo la situazione. In questa fase l’organo giudicante ha stabilito che il processo dovrà essere celebrato perché persistono i requisiti necessari e sufficienti.
La difesa del colosso californiano ha già chiarito che la modalità in incognito non è stata creata per rendere l’utente invisibile ma solo per consentire di navigare senza lasciare tracce sul dispositivo.
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