Prelievo forzoso, è pronto l’intervento autoritario dello Stato grazie alla legge di Bilancio 2019. Pronti i prelievi da numerosi conti correnti: ecco quali.
Con la crisi economica innescata dal Covid-19 che continua a incalzare, torna a stagliarsi l’incubo del prelievo forzoso in Italia. Questo, per chi non lo sapesse, è una tassa arbitraria che un governo può esigere senza possibilità di replica in casi di emergenza nazionale. Ovvero una situazione estrema simile a quella che stiamo vivendo ormai da un anno. Si tratta di un intervento autoritario, di fronte al quale non ci si può opporre, e che riguarda le categorie più ricche della nazione.
Prelievo forzoso, le categorie nel mirino
A fornire tale potere è stata la Legge di Bilancio del 2019, la quale aveva fissato anche la scadenza fino al 2023. E’ stata successivamente la Corte Costituzionale, con la sentenza numero 234 del 2020, a fissare il termine ultimo per il 2021. Nel mirino, come accennato, rientrano le fasce alte ma in particolare i percettori di pensioni che vanno oltre i 100.000 euro annui.
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Questa categoria viene suddivisa in particolare in cinque fasce di reddito, per la quale è applicata una specifica percentuale di detrazione. Sono escluse in questa normativa le pensioni per i superstiti, di privilegio, alle vittime di terrorismo e quelle di invalidità.
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Le percentuali partono da un 15% minimo, le quali sono relative ai pensionati che percepiscono assegni annui superiori ai 100.200,01 euro. Segue un sostanzioso 30% per chi invece riesce a intascare oltre i 200.400,01 euro e si prosegue con un 35% per chi invece centra la quota di 350.700,01. Infine c’è un enorme 40% relativo alle pensioni superiori a 501.000,00.
Riepilogando:
- 15% per le pensioni superiori a 100.200,01
- 30% per le pensioni superiori a 200.400,01
- 35% per le pensioni superiori a 350.700,01
- 40% per le pensioni superiori a 501.000,00