Coronavirus e wedding: dopo oltre un anno di pandemia quello dei matrimoni resta uno dei settori maggiormente colpiti. I dati sono allarmanti
Tanti i settori ad oggi colpiti in quest’emergenza Coronavirus che da oltre un anno sta creando serie difficoltà l’economia del paese. I dati forniti dall’Istat sul lavoro certificano uno scenario terrificante, che purtroppo non sembra ancora aver trovato una fine. Tra le attività che maggiormente risentono degli affetti di restrizioni e zone rosse c’è sicuramente quello dei matrimoni. E di un mondo che ruota intorno al “wedding”.
Non solo le difficoltà delle coppie che hanno dovuto rimandare le nozze da un anno a questa parte, con il 2021 che ancora non offre garanzie di ripresa. Proviamo a fare il punto sul danno ad oggi accumulato in termini economici. Provando anche a tracciare un possibile quadro sui prossimi mesi.
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Che come detto non sembrano, al momento, portare a nessun miglioramento. Partiamo da quello che è stato il catastrofico 2020, con tantissimi matrimoni annullati e posticipati in qualche caso a data da destinarsi. Con le coppie che ancora oggi vivono un vero e proprio dramma non sapendo cosa fare e come gestire la situazione.
Coronavirus e crisi del wedding, il bilancio di un 2020 disastroso. Nello scorso anno infatti il calo nel settore è stato dell’80%, un crollo impressionante che ha generato un buco di 29 miliardi di euro. Al momento quello inerente al 2021 è del 100%, praticamente nullo. Se si fa un raffronto complessivo al 2019 la perdita arriva a 35 miliardi di euro. Numeri che non hanno bisogno di ulteriori commenti per certificare un crollo senza precedenti.
Il calo dei matrimoni nel 2020 rispetto agli anni precedenti è stato netto. Infatti si passa da 85mila celebrazioni a 170mila nel 2019 e ben 182mila nel 2018. Ovviamente il raffronto è del 100% in meno se si prendono in considerazione i dati sui trimestri del lockdown, che hanno tagliato le gambe ad un indotto che generava reddito per milioni di famiglie.
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Infatti non è solo il settore del wedding a pagare il prezzo altissimo della crisi. Ci sono anche le attività di contorno. Come per esempio quella dei fotografi e dei fiorai. Ma anche quello dei negozi di bomboniere, non dimenticando i lavoratori occasionali e stagionali. Fermi da mesi e spesso senza alcun sussidio da parte dello stato.