La Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate effettuano periodicamente controlli fiscali. Come fanno a calcolare il nero?
La lotta all’evasione fiscale è un tema sul quale le istituzioni italiane insistono molto. Per controllare la correttezza tra gli importi dichiarati all’Agenzia delle Entrate e quelli effettivamente percepiti, la Guardia di Finanza e degli agenti del fisco effettuano periodicamente dei controlli su aziende e commercianti.
Tutti gli incassi regolarmente registrati attraverso fatture o scontrino fiscale vanno a creare il cosiddetto guadagno in bianco. Ma c’è una parte di introiti non contabilizzati che finiscono nelle tasche di imprenditori e commercianti senza essere ufficializzate: questi sono i guadagni in nero.
Da ciò, gli agenti incaricati di effettuare i controlli non si limitano ad analizzare i corrispettivi registrati; effettuano un’altra serie di operazioni nel tentativo di mettere in luce le entrate non contabilizzate.
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Come si controlla il guadagno in nero
Durante i controlli, l’evasione fiscale può essere solamente presunta. Le prime analisi che vengono effettuate sono sui movimenti bancari di un’azienda ed i ricarichi applicati. In questo modo gli agenti fiscali possono avere dati più precisi sul guadagno effettivo dell’azienda. Ma questo rileva solo le transazioni tracciabili.
La seconda operazione è basata sul calcolo dei ricarichi: generalmente un’azienda o un esercizio commerciale stabilisce a monte la percentuale di ricarico da apporre ad un prodotto prima della vendita. Controllando gli ordini di merce, ed il residuo in magazzino, si possono fare delle stime sui guadagni effettivi per poi confrontarli con quelli dichiarati.
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Non sono operazioni semplici, talvolta basate su criteri arbitrari, necessari però a mettere in luce l’evasione (presunta) fiscale. A quel punto la palla passa all’imprenditore, che dovrà dimostrare la liceità del proprio giro di affari.