Durante il 2020, con la pandemia, si è registrato un aumento del 30% nei casi di disturbi alimentari. Questo l’allarme lanciato dall’Associazione Consult@noi, che riunisce diverse associazioni di familiari che si occupano proprio delle patologie gravi che sono collegate ai disturbi della Nutrizione e dell’alimentazione.
Il 2020 ha fatto registrare un aumento del 30% nei casi di disturbi alimentari. La pandemia, secondo gli ultimi studi, ha aumentato il senso di ansia e, di conseguenza, un aumento dei casi di disturbi alimentari o di ricadute.
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Pandemia e disturbi alimentari: i dati
L’associazione Consult@noi si è rivolta al Ministero della Salute a causa dell’aumento del 30% negli episodi di disturbi alimentari e della mancanza di strutture per trattare tempestivamente e con competenza questi disturbi. La pandemia ha amplificato i problemi e accentuato, per esempio, i disturbi di anoressia e bulimia nervosa.
Il Ministero della Salute ha diffuso i dati più recenti che indicano che in Italia ci sono circa 3 milioni di giovani che soffrono di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, identificati dalla sigla DNA. Nel quasi 96% dei casi si tratta di donne mentre nel restante 4% si tratta di uomini.
Queste patologie, che colpiscono non solo a livello fisico ma anche mentale adolescenti e giovani adulti, sono ormai una vera e propria emergenza. La pandemia e la situazione che viviamo ha creato una sensazione di ansia che quindi può portare a un rischio di ricadute, nei soggetti che ne sono affetti, o di un peggioramento della situazione.
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In alcuni casi, si è avuta invece l’insorgenza di uno di questi disturbi dell’alimentazione da zero. L’Istituto Superiore di Sanità identifica l’isolamento prolungato e le abbondanti scorte alimentari tra le cause di ricaduta o peggioramento. Chiusi in casa, con ancora di più la paura di ingrassare perché non ci si può muovere, molti sono caduti vittima di questi disturbi. Quello che l’associazione Consult@noi vuole adesso è un incontro con il ministro della Salute, Roberto Speranza, Perché queste patologie “devono essere pienamente riconosciute come malattie specifiche che necessitano, quindi, di terapie multidisciplinari ed idonei percorsi di cura“. In più, Consult@noi ha fatto notare come in diverse Regioni manchino strutture specializzate proprio nel trattamento di questi disturbi specifici e come sia quindi necessario che vi siano degli ambulatori con personale formato per riconoscere sul nascere questo tipo di disturbi e patologie.