La riforma del Fisco tra le priorità in agenda del governo Draghi. Che sembra aver trovato una direzione precisa con due strade percorribili
Una delle priorità assolute per il governo Draghi resta quella della riforma del Fisco. Che in occasione del suo insediamento nella successione di Giuseppe Conte ha subito fatto intendere la necessità di questo punto del suo programma. Dal MEF si lavora a due ipotesi che potrebbero rappresentare quel passo avanti che da tempo si aspetta. Nello specifico parliamo di due modelli che porterebbero ad una riforma radicale.
In entrambi i casi l’obiettivo resterebbe quello fondamentale: ridurre il peso fiscale sulle Partite IVA, in particolar modo sui redditi IRPEF. Senza dimenticare la priorità del calo della disoccupazione e dell’aumento del Pil che potrebbero essere la naturale conseguenza della prima azione. Per arrivare a questi effetti/benefici si studiano due modelli.
Da un lato quello cosiddetto “a scaglioni” e dall’altra parte quello “tedesco”. Andiamo a scoprire nel dettaglio le caratteristiche di entrambi che dovranno portare ad una riduzione del carico fiscale ma anche ad una semplificazione delle norme.
Il governo Draghi ha nelle intenzioni un passo fondamentale nella riforma fiscale. Si tratta del taglio del prelievo per tutte le fasce del reddito. Per i due sistemi invece si parla di differenze minime per quel che le minori entrate. Per il modello a scaglioni infatti si calcolano 19 miliardi di entrate minori, per l’altro sistema si arriva a 20 miliardi. Con incrementi di pil rispettivamente con +0,727 e +0,754.
Già noto il sistema tedesco che già il precedente governo aveva studiato. Si tratta di un sistema che prevede una maxi aliquota variabile e quattro scaglioni. Da non dimenticare che in questa ipotesi si applica una no tax area per i redditi complessivi fino a 9mila euro annuali.
Nelle prossime settimane si capirà verso quale dei due modelli si dirigerà il governo. Che ha fretta di arrivare a queste riforme per mantenere le promesse contenute nel programma del governo Draghi.