Le prime settimane dell’ex premier Giuseppe Conte, diventato ufficialmente da qualche tempo a questa parte l’uomo deputato a risollevare le sorti del Movimento 5 Stelle, sono state all’insegna del dialogo. Conte ha infatti incontrato più volte i vari esponenti pentastellati. Riunioni che hanno in primo luogo lo scopo, come riportato da alcune indiscrezioni pubblicate dal sito AGI, di evitare qualsiasi tipo di “operazione di vertice”.
L’ex premier avrebbe infatti chiarito più volte che non sarà mai sua intenzione servirsi di “un’investitura che arriva dall’alto”, quanto piuttosto cercare una linea condivisa attraverso il dialogo. Una linea confermata con un lungo post su Facebook dall’attuale capo politico del Movimento Vito Crimi, che continua a supportare con entusiasmo il lavoro di mediazione dell’ex premier all’interno della compagine pentastellata.
Crimi alcuni giorni fa ha scritto che in uno degli ultimi incontri con i senatori 5 Stelle “Giuseppe Conte ha posto al centro tre elementi cardine: Carta dei valori e principi, temi e obiettivi. C’è la volontà da parte di tutti di affrontare con entusiasmo un nuovo percorso per poter fare ancora di più, e meglio, per gli italiani”. Nel suo post, Crimi ha in seguito aggiunto che il nostro paese si trova in un momento storico “epocale”, all’interno di quella che il capo politico pentastellato ha definito senza mezzi termini “la più grave crisi socioeconomica del dopoguerra, e tanti cittadini ne stanno soffrendo profondamente. In gioco c’è il futuro di tutti noi, c’è il mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli e alle prossime generazioni”.
Per questo, conclude, è fondamentale affrontare politicamente questi mesi con la massima determinazione.
Nel corso di un incontro con deputati 5 Stelle riportato da Ansa, Crimi ha per la prima volta messo in dubbio la possibilità che il Movimento continui ad utilizzare la piattaforma Rousseau.
In questo faccia a faccia con gli altri deputati, il politico ha voluto però anche smentire con forza la tesi secondo cui Rousseau pretenda dai suoi iscritti dei contributi economici di grandi entità. Nel merito della questione, ha dichiarato che si tratta di accuse “infondate sia nella quantificazione che nella individuazione del movimento come soggetto ritenuto obbligato. La pretesa di oltre 400 mila euro, infatti, include al suo interno, e ne è la parte preponderante arrivando a quasi 270 mila euro, le quote non versate da parte di coloro che sono fuoriusciti dal Movimento”. Subito dopo però, Crimi aggiunge che non è detto che il movimento continuerà a servirsi della piattaforma di proprietà di Casaleggio nel prosieguo del suo percorso politico verso la democrazia diretta:“La risposta non può essere sì o no per i seguenti motivi per questioni che sono ancora in fase di definizione”.
Si tratta di una dichiarazione storica, forse persino sottovalutata dall’opinione pubblica.
Fino a questo momento infatti, Rousseau ha sempre rappresentato il vero collante del movimento 5 stelle, che nasce, doveroso ricordarlo, in prima istanza come un movimento di democrazia diretta.
Non una questione da poco, ed è per questo che i pentastellati, nel momento in cui sono entrati in Parlamento (e dunque all’interno di un sistema basato sulla democrazia indiretta), si sono per forza di cose ritrovati a dover accettare tantissimi compromessi, mantenendo però, un forte identità con la loro origine teorico-politica, in larga parte dovuta anche a Rousseau e alla sua capacità di poter chiamare a raccolta gli iscritti nei momenti storici più importanti. Quelli infatti, sono stati i veri momenti in cui l’anima politica dei 5 Stelle è emersa rivelando la sua atipicità rispetto a un partito tradizionale.
Poco importa in questo discorso se certe polemiche sulle votazioni avvenute sulla piattaforma in questi mesi, colgano nel segno o meno le problematiche a cui si è realmente andati incontro. Se davvero si decidesse di rinunciare a Rousseau, si tratterebbe di una decisione storica con pochi eguali nella breve ma intensa storia del movimento 5 stelle.