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Clubhouse, smentita ufficiale sulla presunta violazione della sicurezza

È stato lo stesso CEO di Clubhouse, Paul Davidson, a dichiarare al mondo che il suo social network non ha subito nessuna breccia e che non c’è stato furto di dati.

Clubhouse, smentita ufficiale sulla presunta violazione della sicurezza (foto: pixabay)

ClubHouse, social network tutto basato sulla voce e in costante ascesa nei numeri, non è stato violato. Arrivata la smentita ufficiale da parte del CEO della società, dopo che erano iniziate a girare voci di furto di dati di quasi un milione e mezzo di utenti.

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Clubhouse non è stato violato

Clubhouse, smentita ufficiale sulla presunta violazione della sicurezza (foto: pixabay)

Tutto è cominciato con una notizia riportata a fine settimana scorsa da alcune testate nella quale si leggeva che i dati personali di circa 1,3 milioni di utenti di Clubhouse erano stati violati e distribuiti in Rete. Quando accadono questo genere di cose, occorre prestare molta attenzione perché Clubhouse, come altri social network, raccoglie alcuni dati personali per l’accesso e se questi dati finiscono nelle mani sbagliate gli utenti ignari possono cadere vittima i ulteriori truffe. Ma pare che così non sia stato.

Nessuna breccia è stata aperta nei sistemi di sicurezza del social network e quindi non sono stati distribuiti in nessun modo i dati personali degli utenti. Paul Davidson, CEO di Clubhouse, ha voluto rispondere direttamente a una domanda che gli è stata posta durante proprio un meeting avvenuto sul social network e in cui si faceva riferimento a questa possibile falla nella sicurezza con perdita di dati personali.

Il CEO ha dichiarato esplicitamente che nulla di quello che si diceva era successo e che si trattava in realtà di un articolo clickbait, cioè di un articolo il cui titolo e parte del contenuto è pensato soltanto per portare persone a cliccare per aumentare il numero delle visite.

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Davidson ha poi ribadito che non c’è stata violazione nella sicurezza e che nessuno è stato hackerato e che i dati cui l’articolo diffuso inizialmente facevano riferimento in realtà erano semplicemente dati già visibili e che quindi non erano oggetto di nessun furto.

Pubblicato da
Valeria Poropat