Pubblicato il nuovo rapporto dell’Efsa riguardo i pesticidi e i residui di queste sostanze sugli alimenti. L’anno di riferimento è il 2019 e risulta dai dati che il 96% degli alimenti è in regola con quanto stabilito dall’Ue ma anche che un quarto degli alimenti esaminati presentava residui di diverse sostanze contemporaneamente.
Gli alimenti presenti nei mercati europei sono per la stragrande maggioranza in linea con quanto previsto dalla normativa attualmente vigente, questo è il primo dato confortante del rapporto Efsa relativo all’anno 2019.
Ma c’è anche un dato che preoccupa: un alimento su quattro tra quelli analizzati presenta infatti residui di almeno due pesticidi diversi contemporaneamente. I dati sono stati raccolti mettendo insieme quanto riscontrato dal Programma di Controllo Coordinato dell’EU e i programmi nazionali dei Paesi membri più quelli forniti da Norvegia e Islanda.
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Pesticidi: quali residui sugli alimenti in Europa
L’Efsa ha diffuso i dati dell’ultimo rapporto sui pesticidi presenti negli alimenti commercializzati all’interno dell’UE e il dato più evidente è che per il 96% degli alimenti controllati queste sostanze sono tenute sotto i limiti stabiliti. Ma, come fa notare bene Federica Ferrario, Responsabile Agricoltura di Greenpeace Italia, significa anche che i pesticidi sono comunque presenti in maniera costante nella nostra vita.
Se poi è vero che per ciascun alimento preso singolarmente i residui sono nei limiti è pur vero che noi ci nutriamo di diversi alimenti ogni giorno e che quindi ci esponiamo a pesticidi diversi in ogni momento della giornata, un effetto cocktail che non è stato ancora analizzato in maniera sufficiente. Tra l’altro, il 25% degli alimenti campionati presentava residui di più sostanze e, come ancora sottolineato da Ferrario: “L’effetto sinergico dei residui di più prodotti sull’organismo è ancora tutto da determinare.”
Alla base c’è la questione dell’autorizzazione delle sostanze che poi diventano pesticidi per le quali l’Unione Europea autorizza le singole componenti ma poi queste componenti si ritrovano in mix vari e variegati nei pesticidi realmente prodotti. Mix che diventano sempre più potenti e per i quali, forse, andrebbero rivisti i limiti.
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Ferrario suggerisce, per far fronte alla situazione in maniera sensata ed efficace, di guardare al biologico e “alle pratiche agroecologiche”. Visto pure che negli oltre 96mila campioni esaminati c’erano anche 6mila prodotti biologici che hanno dato, ovviamente, dati superiori alla media dei prodotti: l’87% dei campioni non presentava tracce quantificabili di pesticidi, il 12% ne presentava ma entro i limiti e solo 76 campioni sono risultati fuori limite. In generale, invece, è stato il 56,6% dei campioni totali a non avere tracce misurabili di pesticidi.
Per questo, dichiara sempre Ferrario “In Italia siamo al 15% dei terreni dedicati all’agricoltura biologica e secondo la strategia Farm to Fork dovremmo arrivare al 25% entro il 2030“. Oltre a rivedere le pratiche in agricoltura, Ferrario ricorda anche che dovremmo implementare alcune scelte di base, favorendo i prodotti di origine vegetale e riducendo il consumo di carne, tornando “alla dieta Mediterranea, quella vera”.