Nei campi di sfollati siriani il Covid si sta diffondendo sempre più. Con l’inizio del Ramadan la situazione diventa preoccupante.
Un comunicato stampa di Save the Children ha riportato notizie che destano molta apprensione. Nel nord-est della Siria, i campi costruiti per gli sfollati dai conflitti sono invasi dal coronavirus. “Nel campo di Roj sono stati segnalati 28 nuovi casi tra gli abitanti stranieri dall’inizio di aprile. Quindici casi sono stati segnalati nel campo di Areesha e altri tre nel campo di Al Hol.”
Ma le scarse strutture igienico-sanitarie e la penuria di tamponi rendono questi dati poco atendibili. Sicuramente i casi sono molti di più.
Queste cifre sono emerse dopo che le autorità hanno imposto un lockdown di 10 giorni in tutta la regione. Ma il Ramadan è iniziato il 13 aprile, e sarà diffiile evitare assembramenti. Save the Children esprime forte preoccupazione per la situazione precaria in cui vivono i rifugiati, specialmente i bambini.
Nella Siria nord-orientale ci sono stati oltre 1.400 casi e 53 decessi nell’ultima settimana. “Questa crisi è peggiorata molto dalla chiusura del valico di frontiera di Al Yarubiyah lo scorso anno, tagliando le forniture vitali, comprese medicine e cibo, alle persone più vulnerabili, tra cui i bambini”.
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Le testimonianze dei rifugiati
Il Covid ha avuto anche per i profughi un forte impatto psicologico, oltre che sanitario. Samer, 10 anni: “Quando frequentavo lo spazio a misura di bambino, avevo una routine. Anche se andavo solo a giorni alterni, la mia vita era ordinata e sentivo di avere una responsabilità, ma ora durante il blocco, la mia vita è vuota“.
Come questa ci sono molte altre testimonianze di bambini e madri che subiscono le ripercussioni delle restrizioni da contagio. Bisogna tener presente che la vita nei campi del nord-est siriano è molto dura: freddo, scarse condizioni igieniche, spazi ristretti ed affollati. Ed in queste condizioni il Covid trova terreno fertile.
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“Questo virus ha reso insopportabile una vita già dura per questi bambini e le loro famiglie”, dichiara Save the Children, chiedendo al Governo di rispettare i propri obblighi nel protegggere i bambini dalle crudeli condizioni in cui si trovano.