Alunna costretta a bendarsi durante un’interrogazione: “Mi sono sentita umiliata”

Costretta a bendarsi dalla sua insegnante nel timore che copiasse.

ragazza bendata
(pixabay)

Una foto di una ragazza bendata fa immediatamente il giro del web. Si tratta dell’ennesimo caso di pedopornografia online? Abusi familiari? No, la circostanza è ben diversa, ed apparentemente più lecita.

Durante un’interrogazione di tedesco in DaD, un’alunna di 2° liceo risponde in modo corretto alle domande. Conoscendo gli standard della ragazza l’insegnante si insospettisce, ritiene che l’alunna stia sbirciando tra gli appunti sul tavolo. Ed allora le chiede di bendarsi gli occhi e porta avanti l’interrogazione.

Gli altri studenti che assistono alla vicenda scattano una foto che finisce immediatamente sul web. Questo è accaduto lo scorso 12 aprile in un liceo di Verona. Ma non è un episodo isolato. Già a Napoli, in precedenza, era stata segnalata un’interrogazione con la medesima modalità di controllo da parte del docente.

L’episodio ha scatenato una bufera sul web, si grida allo scandalo e si mette in discussione l’intero sistema scolastico italiano, in precedenza ammantato di “eccellenza europea”.

La dott.ssa Maura Manca, psicoterapeuta e presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza ha commentato la vicenda: “Non è un momento facile per insegnanti e alunni, ma proprio perché siamo anche in emergenza formativa e psicologica, dobbiamo evitare di creare ulteriori distanze e di usare metodi che rispondono al detto “a mali estremi, estremi rimedi”.

La sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia:

“La scuola è una comunità educante nella quale l’obiettivo comune è educare, cioè far crescere in maniera equilibrata i giovani che ne fanno parte favorendone la maturazione e la formazione umana e personale. La cultura del sospetto non rientra tra gli obiettivi della scuola. Il gesto della professoressa mi sembra eccessivo ed inopportuno“.

Si stanno svolgendo indagini per capire se il comportamento della docente di tedesco sia passibile di illeciti formali. Nel frattempo, l’episodio merita delle riflessioni sullo scenario che si sta profilando. La DaD è ormai una modalità d’insegnamento praticata da oltre un anno.

I disagi della didattica a distanza sono condivisi da alunni e docenti, che dovrebbero fare scudo delle difficoltà comuni, anzichè schierarsi come antagonisti. Il gesto dell’insegnante sottolinea una dimensione di conflitto anzichè di alleanza. Non si sa se la docente si sia resa conto della gravità della sua azione, ma “essere costretti a bendarsi” è un gesto che si inserisce bene in ciò che può esser chiamata “violenza psicologica”.

Privazione sensoriale della vista (momentanea); essere sottoposti a domande su cui si è valutati; la “gogna” pubblica. Questo contesto evoca alla memoria eventi ben più drammatici.

Ed allora non c’è da stupirsi se la studentessa sia rimasta scioccata dall’episodio e si sia sentita umiliata.

La letteratura del passato ha spesso sostenuto che le istituzioni inventano sempre nuovi metodi di controllo: ne sono esempi “Sorvegliare e punire” di Foucault e “1984” di Orwell. La complicità del web è stata essenziale ad avvicinare le distopie alla realtà.

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Che ripercussione avrà la cultura del sospetto e della sorveglianza sugli adolescenti? I tempi per stabilirlo sono prematuri, ma si stanno già gettando le basi.

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