Molti attori del mondo dello spettacolo reclamano compensi adeguati per la loro immagine su Netflix ed altre piattaforme digitali.
“Non chiediamo elargizioni non vogliamo elemosine, né pesare sulle casse statali. Altroché ristori: fateci avere dalle piattaforme l’equo compenso e non avremo più bisogno di alcun ristoro”. Neri Marcorè, insieme ad altri attori celebri come Elio Germano, Ambra Angiolini, Valerio Mastrandrea e Corrado Guzzanti, fanno parte di un organismo, “Artisti 7607”, un collettivo in difesa dei diritti degli artisti. Il nome è tratto dalla data dello Statuto Europeo degli Artisti, il 7 giugno 2007.
Alla base delle rivendicazioni c’è il compenso per il diritto d’immagine, figlio del diritto d’autore. Secondo questa norma internazionale, il network che utilizza l’immagine di un artista, deve corrispondergli una cifra pattuita per ogni pubblicazione.
I colossi dello streaming durante la pandemia hanno visto un giro d’affari ingentemente moltiplicato, mentre gli artisti sono stati pesantemente penalizzati dalle restrizioni effetto del Covid.
Il pubblico durante l’ultimo anno si è copiosamente cibato di serie e film on demand, ma gli interpreti dei prodotti audiovisivi non sono stati adeguatamente remunerati.
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Così interviene Giobe Covatta: “Le leggi che regolano tali questioni ci sono, dovrebbero essere applicate. Le piattaforme non forniscono i dati, ovvero il numero delle visualizzazioni delle singole opere”.
Il collettivo ha scritto al Ministro della Cultura Dario Franceschini chiedendo una corretta remunerazione per i prodotti interpretati dagli attori, a fronte del crescente aumento dello sfruttamento di tali opere da parte dei colossi dello streaming. In tal modo non sarebbero necessari i ristori che pesano sulle casse statali.
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Conclude Michele Riondino: “Come mai non esiste una contrattazione trasparente? Occorre accendere un faro, lanciare un segnale forte per far emergere il sottobosco dello strapotere economico“.