L’Osservatorio sul lavoro agroalimentare stima 18 mila lavoratori agricoli stagionali in meno e 2 milioni di giornate di lavoro perse
Parallelamente alla crisi sanitaria, anche la crisi economica e occupazionale fanno sentire la propria voce così i lavoratori abbandonano i campi.
L’Osservatorio sul lavoro agroalimentare nasce dalla collaborazione della fondazione Argentina Altobelli e del Censis. Gli ultimi dati hanno calcolato l’ammontare del danno che il comparto agroalimentare ha subito in Italia a causa della pandemia da Covid-19.
L’Osservatorio, come spiegato dal vicepresidente della fondazione Altobelli Stefano Mantegazza: “Ha per obiettivo di analizzare, con focus trimestrali, gli andamenti del mercato del lavoro agro-alimentare che coinvolge oltre 1,5 milioni di persone”.
Si stimano 2 milioni di giornate di lavoro perse, l’1,9% del totale e 18mila lavoratori stagionali in meno rispetto all’anno scorso ovvero il 2,4% del comparto agroalimentare. Le giornate lavorate nell’anno sono diminuite da 85 a 83 milioni e si conta una riduzione del personale agricolo che da 955.000 passa a 937.000 unità .
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E’ importante evidenziare in questo dato che il 26,5% dei suddetti lavoratori sono stati impiegati per meno di 30 giornate l’anno, il che vuol dire 250.000 braccianti rimasti a casa.
Come spiega Mantegazza il settore agricolo:
“E’ particolarmente articolato come attività ed è estremamente complesso dal punto di vista della regolazione del lavoro, che dipende da oltre 15 contratti nazionali e centinaia di accordi di secondo livello”.
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Come ulteriore motivo di complessità e articolazione, bisogna considerate anche la massiccia partecipazione di manodopera straniera. Sono infatti 330.000 gli stranieri impiegati nell’agricoltura ovvero il 35% del totale. Invece per quanto riguarda i lavoro nero secondo stime del 2019 gli operai impiegati si aggiravano intorno a 220mila.