La violenza non è solo fisica, è un tema complesso. Per questo il Festival Libere di Essere a Roma tra il 7 e il 9 maggio vuole entrare in profondità sulla questione che tocca in modo preoccupante la violenza sulle donna. Ospiti importanti nel panorama politico, universitario e giurisdizionale.
“Sullo sfondo c’è un pensiero politico che è da sempre al cuore del nostro lavoro: solo facendo spazio, riconoscendo e rispettando la libertà di essere delle donne è possibile uscire dalla gabbia del modello patriarcale che condiziona cultura e società e prevenire davvero la violenza maschile contro le donne”
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Le parole di Antonella Vetri, Presidente di D.i.r.e., Donne in rete contro la violenza, illuminano e descrivono l’importanza del Festival Libere di Essere previsto dal 7 al 9 maggio a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. L’organizzazione è affidata a D.i.Re e ad Hero, con la coproduzione della Fondazione Musica per Roma, e i finanziamenti del Dipartimento per le Pari Opportunità, la produzione di Mismaonda e la consulenza di Serena Dandini.
L’articolazione organizzativa composita del Festival caratterizza anche la diversa natura degli interventi previsti per temi trattati e professioniste invitate sul palco. L’inter-disciplinarietà degli interventi rispecchia le diverse declinazioni che la violenza sulla donne può assumere: fisica, psicologica, sessuale, educativa, economica.
Giornaliste e scrittrici, come Francesca Mannocchi, Michela Murgia e Chiara Valerio, con il programma Abbecedario, riportano in auge il valore rivoluzionario della parola intesa come costruzione di paradigmi e modelli pericolosi: questo è un parametro da cui ripartire per attuare dalle fondamenta una rivoluzione culturale che sia in grado di emanciparsi da stereotipi, che partono dalla lingua e quindi dalle scuole.
Non mancheranno presenze istituzionali del panorama politico, come Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, che interverrà per trovare punti di sviluppo al fine di scrivere e legittimare in Parlamento “una nuova strategia nazionale per il contrasto alla violenza maschile contro le donne”. La presenza della Ministra è funzionale in una prospettiva programmatica a lungo termine del Festival: discutere dei problemi, e trovare i mezzi per legittimarli al livello strategico e giuridico su scala nazionale. Questo fa ben sperare in un riconoscimento del problema, che supera la presa d’atto del notiziario generalista: il Festival vuole organizzare la battaglia per la difesa delle donne.
Le sfumature dei problemi legati alla violenza delle donne sono molteplici quanto la ricchezza degli ospiti invitati, come Patrizio Romito e Teresa Bene, docenti universitarie.
Non mancheranno sguardi inediti promossi da chi si occupa di centri anti-violenza attraverso i racconti di operatrici, psicologhe e mediatrici culturali all’interno del panel La libertà al Centro. Tra questi ospiti vi sono Yodit Abraha del Le Onde Onlus, situato a Palermo fino al CADMI di Milano e ad il Centro di Anti violenza “Roberto Lanzino” a Cosenza.
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Un Festival che il sapore di una ribalta culturale ma anche istituzionale, ben organizzata, siglabile con lo slogan: “no women, no panel” così come afferma la stessa Lilly Gruber, giornalista per la trasmissione di La 7, 8 e Mezzo.