Un report 2020 dell’attività operativa ICQRF accende i riflettori sulla contraffazione dei prodotti agroalimentari italiani.
Sul sito del Mipaaf (Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali) si può consultare il Report 2020 sui controlli dell’Ispettorato centrale repressione frodi (Icqrf). L’oggetto delle indagini sono le contraffazioni dei prodotti agroalimentari che portano il marchio “made in Italy”.
Dal report emergono oltre 70.000 controlli all’interno ed all’esterno dei confini nazionali. Il mercato considerato a più alto rischio di frode rimane quello online. Il bilancio è di 22 milioni di kg di merce sequestrata, per una cifra di oltre 21 milioni di euro. Le irregolarità hanno riguardato l’11% dei prodotti e il 7,4% dei campioni analizzati.
Da questi dati affiora una percentuale bassa di prodotti contraffatti, segno evidente che i controlli in Italia sono efficienti. Nonostante ciò, molti alimenti sono stati oggetto di frode grazie ad alterazioni sulle etichette o sul prodotto stesso.
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La frode si è incentrata sugli alimenti made in Italy che hanno maggior mercato all’estero, come l’olio ed il vino.
Per quanto riguarda gli oli, le pratiche scorrette più diffuse sono l’etichettatura di livello superiore al prodotto. Per fare un esempio, si immette sul mercato un olio che riporta la dicitura “extravergine d’oliva” quando invece è un semplice “olio d’oliva”.
Per il settore del vino la contraffazione concerne sia il contenitore che il contenuto. Ad esempio, si commercializza come vino biologico un prodotto con fitofarmaci all’interno. O in altri casi vengono spacciati vini comuni per vini Dop.
L’aggiunta di zucchero (non consentita dalla legge) è il più diffuso metodo di sofisticazione di un prodotto enologico per la vendita sul mercato estero.
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Per avere un’informazione più completa si può consultare il sito del Ministero delle politiche Agricole.