Versamenti in contanti: in alcuni casi vanno comunicati. Scopriamo come comportarsi per evitare i controlli dall’Agenzia delle Entrate
Sapete che c’è un limite da non oltrepassare per i versamenti in contanti sui conti correnti bancari o postali? Ci sono infatti dei movimenti che potrebbero far insospettire il fisco, soprattutto quando le persone che lo fanno non possono giustificare queste entrate che in alcuni casi potrebbero arrivare da persone disoccupate e senza contratti di lavoro regolari.
Nessun tipo di controllo per quel che riguarda i prelievi, che potrebbero superare anche le entrare mensili. Lo Stato non prevede accertamenti o ipotetiche sanzioni in questo caso. Ma ben diversa è l’ipotesi contraria, ossia quella di un deposito in contanti eccessivo che fa scattare la soglia di allerta. Come detto soprattutto da soggetti che difficilmente sarebbero in grado di fornire spiegazioni dettagliate.
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Quando di depositano somme molto più alte di quelle che si incassano scatta il controllo dell’Agenzia delle Entrate. Che potrebbe sospettare un caso di evasione fiscale. Scopriamo tutti gli accorgimenti per evitare che questo possa accadere.
Sono tanti i casi che potrebbero spingerci a depositare delle somme in contati sui nostri conti correnti o postali. Una vincita o un regalo, ma anche una donazione. La cosa che occorre avere sempre con sé è una memoria scritta o una ricevuta che possa attestare questo passaggio di danaro in contanti. Il sospetto che si potrebbe evidenziare è quello dell’evasione fiscale.
Come ovviare a questa ipotesi? Semplice, avendo una persona che possa testimoniare in una eventuale causa per accertamento fiscale e quindi evasione. Per questo motivo serve sempre avere qualcosa di scritto che possa attestare questi movimenti. Anche scritture private in caso di cifre consistenti servono ad evitare guai.
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Anche un timbro postale o una PEC potrebbero servire per avere una prova del passaggio di danaro. Utili anche telegrammi con le cifre specificate delle somme donate. Nei casi che non ci siano prove scritte o che l’Agenzia delle Entrate non le ritenga sufficienti, scatta il pagamento delle tasse su quelle somme ingiustificate. Il termine per i controlli in questi casi è di 7 anni.