In Italia sono crollati i consumi, l’impatto delle restrizioni Covid sul potere d’acquisto dei cittadini

Che la pandemia avrebbe avuto un impatto negativo sull’economia è una congettura che si paventa sin dall’inizio del 2020. Una semplice equivalenza data dall’evidenza delle restrizioni nella circolazione e dai conseguenti lockdown necessari a tutelare la salute della popolazione.

E adesso, quella che era una semlplice ipotesi trova un’ulteriore conferma nell’ultimo rapporto Eurostat sui consumi, che analizza il PIL pro capite di ogni paese e lo mette a confronto con la media europea. Da questa classifica l’Italia ne esce in posizione di svantaggio.

Per la prima volta, nel 2020, i consumi degli italiani scendono al di sotto della media europea. Dati alla mano, in Italia i consumi sono stati di 19.290 euro a fronte dei 19.560 della media Ue.

La pandemia ha avuto delle ripercussioni su tutti i paesi europei, ma in Italia le conseguenze negative sono state maggiori: le perdite riportate dai dati Eurostat sono state superiori alla media europea, con 1.700 euro a fronte dei 1.000 euro di media dell’Europa.

“Il prodotto interno lordo pro capite a prezzi correnti nel 2020 è diminuito in Italia da 29.680 a 27.500 euro con oltre 2.000 euro di perdita a fronte dei 1,510 persi in media nell’Ue a 27 (da 31.170 a 29.660). La spesa per consumi finali delle famiglie – secondo Eurostat – è diminuita dai 1.087,25 miliardi nel 2019 a 958,493 nel 2020 con un calo dell’11,84% (oltre 128 miliardi in meno)(Ansa).

Cosa significano questi dati? E’ bene precisare che in termini macroeconomici queste cifre si riferiscono al PIL pro capite, un indicatore espresso in euro che serve a determinare livello di ricchezza per abitante prodotto da un territorio in un determinato periodo. Se la stima del PIL pro capite per il 2020 è di 27.500 euro non significa che ogni persona o famiglia possiede tale cifra, ma è un indicatore di raffronto con gli altri paesi europei.

Produrre questi dati è un’operazione necessaria, tradurli in termini economici e sociali è un po’ più complicato.

L’Italia è stata penalizzata maggiormente dall’epidemia da coronavirus. Si può supporre che l’anticipo della prima ondata sugli altri paesi europei possa esserne una causa. Un’altra ipotesi potrebbe riguardare la qualità dei consumi degli italiani.

Come è noto, i settori del turismo e della ristorazione sono sempre stati le colonne portanti dell’economia nel belpaese. La chiusura delle frontiere e le restrizioni imposte al commercio, in particolare agli esercizi di ristorazione, hanno generato un collasso dell’intero settore.

Addossare delle responsabilità al crollo economico dell’Italia non è semplice. Il Covid, come è consuetudine da oltre un anno, è il primo a salire sul banco degli imputati; ma forse anche la gestione poco organica delle politiche economiche e sociali italiane, che ha radici ben più lontane della comparsa del virus, ci ha messo lo zampino.

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Sono sempre più numerose le ricerche che sostengono che la pandemia non ha “creato” la crisi, ma ha solamente esasperato le situazioni preesistenti.

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