Federbio annuncia che in Italia sono oltre 40 i biostretti. Queste aree sostenibili sono principalmente dislocate in contesti rurali
A raccontarla sembra un’utopia che ricorda “La città del sole” di Tommaso Campanella, ed invece è realtà, o meglio, si stanno costruendo i presupposti per una realtà effettiva.
Federbio annuncia che in Italia sono saliti a quota 40 i biostretti presenti. I numeri, secondo l’associazione, sono destinati ad aumentare con l’approvazione prossima della legge sul biologico.
Cos’è un “biostretto”? Il comunicato stampa dell’associazione lo definisce così: “Un’opportunità per il territorio, attraverso la quale produttori, cittadini, associazioni e amministrazioni locali stringono un’alleanza per valorizzare i prodotti biologici, promuovere l’insieme delle risorse locali, da quelle agricole, artigianali e turistiche a quelle naturali e culturali, per contribuire così allo sviluppo sostenibile delle aree rurali.”
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“Stringere un’alleanza” tra varie categorie di lavoratori, portatori ognuni di interessi differenti non è affatto semplice. Soprattutto quando l’obiettivo comune è la sostenibilità ambientale, un’ambizione che porta la produzione a sottrarre piuttosto che ad aggiungere.
Sottrarre cosa? Pesticidi, diserbanti, sfruttamento indiscriminato della terra, ma anche sottrarre quantità di produzione a vantaggio della qualità. Questo è un tipo di sacrificio che molti produttori non sono disposti a sostenere. Per questo motivo la questione deve essere normata.
Per fare un esempio, possedere un terreno agricolo in cui si attuano le strategie più rispettose per l’ambiente, di per sè non è sufficiente. Se il terreno adiacente viene trattato con prodotti chimici e pesticidi, il vento porterà ugualmente le sostanze nocive sul terreno non trattato. Per cui è importante che le strategie di sostenibilità ambientale siano condivise ed estese a tutto il territorio in questione.
In sostanza questo è il principio da cui muove il biostretto: la collaborazione orizzontale tra vari agricoltori, e verticale con le altre posizioni strategiche locali. Se una maglia di questa catena viene a mancare, tutta la filiera del biologico rischia di crollare.
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A supportare tutto ciò serve comunque l’avallo istituzionale. La nuova legge sul biologico è ancora una promessa, non una garanzia, ma si auspica che lo Stato sia in grado di fare fronte agli impegni presi con i cittadini.