Save the Children racconta la drammatica esistenza in cui versano gli sfollati siriani. Il disagio psicologico che ne consegue è devastante.
La vulgata occidentale è solita considerare i profondi disagi psicologici come un fenomeno escusivo delle società benestanti,come fosse un lusso che deriva dall’assenza dei problemi essenziali alla sopravvivenza.
Ma come tutte le credenze spesso si dimostrano infondate. Ne è dimostrazione l’impatto sulla salute mentale che le estreme condizioni di vita hanno sugli sfollati siriani del nord-ovest del paese.
Save the Children ha lanciato l’allarme. “Il numero di suicidi nell’area è aumentato notevolmente nell’ultimo anno, con un balzo dell’86% rispetto ai primi tre mesi del 2020.”
I campi in cui sono costretti a vivere i siriani sfollati costringono tutti gli individui ad una condizione di vita senza cibo, medicinali, istruzione. L’assenza di questi elementi base della sopravvivenza inaspriscono le tensioni interne ai gruppi. Ne è la dimostrazione l’incremento della violenza domestica, il bullismo, ed i conflitti relazionali nei matrimoni precoci.
La triste realtà include corposamente la fascia dei minori: 1 tentativo di togliersi la vita su 5 riguarda la fascia adolescenziale. “Tra tutti coloro che hanno tentato di togliersi la vita, almeno 42 hanno 15 anni o meno, mentre il 18% sono adolescenti e giovani di età compresa tra 16 e 20 anni. La scorsa settimana un ragazzo di 14 anni si è ucciso in un campo per sfollati ad Hama, l’ultimo di una serie di casi del genere registrati.”
L’associazione provvede ad interventi sulla salute mentale degli sfollati siriani, e garantisce il sostegno psicologico degli utenti da parte di personale specializzato. E proprio questi professionisti testimoniano la disperazione nei campi profughi, conseguenza dell’assenza di alternative ad un’esistenza difficile e di sofferenza continua.
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I suicidi dei minori nei campi siriani
Majdi, un operatore di Save the Children, racconta: “Una ragazza di 15 anni sposata da un anno, ha visto il suo matrimonio iniziare a deteriorarsi. “Il giorno in cui è morta suicida, lei e suo marito hanno litigato, così lui è uscito di casa e quando è tornato l’ha trovata senza vita”.
“Maher, 11 anni, ha lottato con l’ansia. Sua madre dopo il divorzio e una vita in condizioni di povertà, ha tentato il suicidio e in seguito a questo episodio anche Maher ha iniziato a sviluppare pensieri suicidi.”
La speranza è un bene prezioso per ogni individuo. Nasce dalla capacità di proiettarsi in un futuro più roseo; negli adulti si articola reperendo strumenti per ottenerlo; nei bambini, è frutto di una fantasia legata al naturale desiderio di crescere. Se questi meccanismi vengono interrotti, diventa impossibile scorgere nel futuro un’alternativa al presente.
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“È incredibilmente triste che un minore raggiunga un punto in cui non vede altra via d’uscita da una vita difficile, in cui non può ottenere un’istruzione, cibo sufficiente o un riparo adeguato. È un problema molto serio che si aggiunge alle numerose sfide con cui la popolazione siriana convive da oltre dieci anni”.