Netflix ha prodotto e distribuito “Monster”, un film sull’ingiustizia razziale che è stato presentato al Sundance Festival
“Può un momento cambiare la mia vita?” E’ una domanda che si sono posti in molti, e per quanto retorica possa sembrare, a volte è reale. E questo quesito se lo pone anche Steve Harmon, protagonista del film Netflix dal titolo “Monster”.
Il film del 2018, tratto dall’omonimo romanzo di Walter Dean Myers, è stato presentato in concorso al “Sundance Film Festival”. Il tema della discriminazione razziale non è raro nei film americani, ma si possono citare esempi più o meno riusciti.
Guardare il mondo dalla prospettiva di chi si sente diverso non è semplice. Scivolare nella retorica dei buoni e cattivi è piuttosto comune. Spike Lee forse è il regista che è riuscito in maniera più autentica a dare voce ad uno spaccato metropolitano che la maggior parte degli abitanti non voleva guardare.
“Monster” purtroppo non si rivela all’altezza degli intenti, pur tentando in tutti i modi di portare alla luce un tema che in America è sempre più attuale, la discriminazione razziale.
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Monster, la trama ed i contenuti
Steve Harmon è un 17enne afroamericano di buona famiglia. Va bene a scuola e sogna di diventare videomaker. Attraverso la sua macchina fotografica racconta il suo mondo, quello che lo emoziona. Ma come molti adolescenti della sua età è tentato dalle gang di coetanei, e cede presto all’appeal di entrare a far parte di un gruppo di “forti”.
Durante una rapina fa da palo, ed in seguito all’uccisione del gestore di un market di quartiere, viene arrestato come principale indiziato. La giustizia americana vede nell'”uomo nero” un facile colpevole a cui addebitare responsabilità, e la vita di Steve diventa un incubo.
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Il film, pur se pieno di buone intenzioni, lascia la profonda questione razziale in superficie a vantaggio dell’intrattenimento, che nei drammi a sfondo sociale è condito con melo’ e retorica. Peccato, un’occasione mancata.