A Potenza un bambino di 10 anni è stato oggetto di violenze da un coetaneo. Il Miur dovrà risarcire i danni.
Si parla sovente di bullismo tra gli adolescenti. Meno noto è il fenomeno che riguarda i bambini. Osservatorio Diritti riporta il caso di cronaca di un bambino di 10 anni bullizzato nel bagno della scuola. Durante la lezione, il bambino chiede di andare in bagno. Lì incontra un suo coetaneo, che lo picchia impunemente. Dolorante e umiliato, il bambino rimane in bagno 45 minuti senza che nessun insegnante o collaboratore scolastico si accorga della sua assenza. Alcuni alunni entrano in bagno e trovano il bambino spaventato e ferito. I genitori non vengono prontamente avvertiti, il resoconto dei fatti viene spiegato solo al termine delle lezioni.
Il bambino è stato portato al pronto soccorso, dove hanno rilevato ecchimosi e graffi sul volto e sul corpo. Di chi è la responsabilità? Il 10enne “aggressore” non può essere imputato in quanto minore di 14 anni, ed il Miur ha tentato di scaricare la colpa sulla scuola e sulla famiglia del bambino violento.
Ma i genitori della vittima hanno improntato una causa contro il Ministero dell’Istruzione e l’hanno vinta. Il Miur sarà costretto a risarcire “6.697,25 euro di ristoro per i danni patrimoniali e non patrimoniali, altri 3.224,54 per il compenso anticipato al medico legale scelto come consulente e 1.000 euro extra.”
L’istituto in questione forse verrà sanzionato per la mancanza di sorveglianza sui minori, ma è tutta l’istituzione scolastica ad essere messa sotto processo. Il fenomeno del bullismo nei bambini è incrementato negli ultimi anni, ed è responsabilità della “Scuola”, con la S maiuscola, attuare programmi di prevenzione e di intervento.
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Maura Manca, Presidentessa dell’Osservatorio nazionale dell’adolescenza, riporta le proprie opinioni sul bullismo minorile: “Si parla ancora poco troppo poco del bullismo tra i bimbi più piccoli e per questo si pensa che non ci sia. Invece gli atti di prevaricazione, come preferisco chiamarli, cominciano già nelle scuole primarie e ancora prima, nelle scuole d’infanzia. Si tratta di fenomeni sempre più estesi e ancora in parte sommersi, spesso sottovalutati da genitori e insegnanti, anche per questo difficili da quantificare con precisione”.
Cosa fare? La strada tratteggiata dagli psicologi ed esperti del settore si focalizza sulla prevenzione del fenomeno attraverso un’adeguata formazione dei docenti e del personale scolastico. E’ ovvio che di fronte alla violenza si creino delle difficoltà sulle modalità più idonee di azione, ma è compito del Miur sostenere i lavoratori dell’istruzione in queste mansioni supplementari, fontamentali per un corretto percorso educativo.
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Conclude Maura Manca: «I Bulli non vanno colpevolizzati, ma seguiti e aiutati a comprendere che esistono comportamenti che non dovrebbero essere messi in atto. I bambini di per sé non sono in grado di capire la portata e la gravità dei loro gesti negativi e violenti. Filtrano quello che vedono a casa e in altri ambienti e lo ripropongono, a modo loro. Il problema è che si interviene dopo, sempre dopo. E invece si deve intervenire prima, stando sempre un passo avanti. La prevenzione è la strada da seguire, in concreto. Non basta organizzare qualche convegno teorico ogni tanto”.