Il Recovery Plan porterà ad un utilizzo di fondi in vari settori. Una ricerca del Censis rileva come gli italiani temano l’utilizzo errato degli stanziamenti.
Il Recovery Plan, declinazione italiana dell’europeo Recovery Fund, sulla carta è articolato con nobili intenti. Digitalizzazione, semplificazione burocratica della PA, sostenibilità ambientale, ricostituzione di un ascensore sociale efficiente.
Ma gli italiani sono in buona parte diffidenti. Complice la matrice culturale e i numerosi scandali sulla corruzione delle istituzioni pubbliche, i cittadini temono che i fondi del Recovery Plan siano impiegati in maniera poco efficace se non illecita.
E’ quanto emerge da una ricerca che il Censis ha portato avanti con l’ausilio di Accredia, l’ente unico nazionale di certificazione delle imprese.
Alla domanda “Come devono essere usati i soldi del Recovery Fund?” il 75,5% degli italiani ha risposto esprimendo il timore che dalla spesa rapida possano sfuggire i controlli sulla qualità e sulla leceità delle attività in cui il denaro viene impiegato.
Il 56,4% ritiene che il denaro vada speso rapidamente, con controlli e verifiche normate. Il 30,4% degli italiani richiede controlli severi statali, anche a costo di rallentamenti. Mentre per il 6,5% bisogna azzerare del tutto i controlli per spendere le risorse con la massima celerità.
Tirando le somme le paure si palesano da tutti i poli, ma sono centrate su priorità differenti, talvolta contraddittorie.
Ad essere concorde nella maggior parte delle interviste è il timore che le pressioni di pochi privilegiati portino ad uno svantaggio dei molti. Insomma, ricorrendo al vox populi, la paura più grande degli italiani è che “piova sempre sul bagnato”.
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Secondo Censis ed Accredia, un modo per ridurre i rischi di corruzione e spesa inefficace è attraverso l’incremento delle certificazioni accreditate delle imprese.
Giuseppe Rossi, Presidente di Accredia: “La sfida di grande portata che attende il Paese richiede gli strumenti migliori, per raggiungere gli obiettivi del Recovery plan e avviare una crescita economica, sociale e ambientale sostenibile. Tra questi c’è senz’altro la certificazione accreditata, che negli anni ha dimostrato il suo valore al mercato, alle imprese e alla Pa. Come emerso dall’Osservatorio, permette di rispondere ai timori dei cittadini sull’impiego sicuro delle risorse. Garantisce su sicurezza e qualità di prodotti e servizi, consente una crescita più forte e rappresenta un valido elemento di sussidiarietà per la Pa, coinvolta in una delle riforme più importanti previste nel Pnrr”.
Quindi, a parere dei due enti, la certificazione accreditata è uno strumento utile ed imprescindibile per un’organizzazione coerente della spesa pubblica. Il PNRR rappresenta una grande opportunità per l’Italia, che sarebbe un peccato far dissolvere nei cavillari labirinti della burocrazia.
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Conclude Rossi: “Gli obiettivi di efficienza e semplificazione potranno essere raggiunti proprio attraverso la certificazione che, grazie alle verifiche svolte dai 2.000 organismi e laboratori accreditati da Accredia, permette di ridurre carico amministrativo, rischi e costi di controlli e monitoraggio. Si tratta insomma di uno strumento pronto all’uso, che può facilitare la trasformazione produttiva e sociale del Paese“.