Bombardamenti e morti sulla striscia di Gaza. Save the Children fa appello alle istituzioni per salvare i minori dal conflitto decennale.
“Questa notte è stata molto difficile per tutti, non ho dormito per niente. La situazione è terrificante, ci sono bambini che muoiono e veniamo bombardati da tutte le parti. È stata la notte peggiore della mia vita. Alle 3 avevo dolore allo stomaco per la paura e i miei genitori cercavano di consolarmi dicendomi che il bombardamento era lontano, ma io invece sentivo che era vicino. Domani è l’Eid ma non potremo festeggiare a causa di questo conflitto”. Yasmine, 11 anni , ha raccontato ad un operatore di Save the Children le sue paure, tra cui la devastazione e la morte.
I nuovi pesanti bombardamenti tra israeliani e palestinesi hanno portato a contare nuovi tristi numeri. A Gaza, 53 palestinesi, tra cui 14 bambini, sono stati uccisi. Oltre 300 sono stati feriti.
Ciò che accade nella striscia di Gaza, luogo dove ogni orrore sembra possibile, non può lasciare indifferenti. Save the Children, associazione che da oltre 100 anni si impegna nel salvare i bambini di tutto il mondo e garantirgli un futuro che in altro modo gli sarebbe precluso, è attiva anche sul territorio palestinese.
Numerosi operatori ascoltano le voci di bambini ed adulti in difficoltà, e tentano di comprendere quali siano gli interventi necessari per un contrasto del conflitto “dal basso”.
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Save the Children e l’appello alle istituzioni
Save the Children, attraverso un comunicato stampa, chiede ai governi di intervenire proteggendo i bambini e le scuole.
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“Le famiglie a Gaza vivono in aree sovrappopolate e con il blocco dei territori che impedisce loro di fuggire o rifugiarsi in altri luoghi. I nostri operatori fanno fatica a rassicurare e sostenere i loro stessi figli. Per loro, come per tutte le famiglie a Gaza, le ultime 48 ore sono come gli orrori a cui hanno assistito negli ultimi 12 anni in tre guerre a Gaza. Chiediamo a tutte le parti in conflitto di prendere provvedimenti immediati per allentare l’escalation e fermare questo ciclo mortale di azioni di ritorsione”.